Sarà che si sta avvicinando giugno, e giugno è il mese in cui andrò a Milano a vedere il Dalai Lama; sarà che sto leggendo un libro molto divertente, su un viaggio in Tibet (Filmistan effetto Tibet, di Nico Bosa), ma in questi giorni penso alle montagne e al buddhismo, fonte inesauribile di verità sorprendentemente semplici e profonde.
Ma andiamo con ordine: in giugno il Dalai Lama sarà a Milano. Il 27 e 28 infatti si prevedono due giorni di conferenza con l'Oceano di Saggezza, che poi ho saputo sarà anche a Udine questo mese di maggio. Una mia amica mi ha invitato ad andare con lei a Milano e io non mi sono fatta pregare! Immagino sarà un bagno di folla, ma è un'occasione che non vorrei perdermi per ascoltare dalla sua voce le parole che ho letto o ascoltato già tante volte e che sanno arrivare al cuore.
Faccio senza dire che per me la questione tibetana è un problema che coinvolge la coscienza di tutti noi, uno per uno, perché sappiamo fin troppo bene, anche senza conoscere i particolari, cosa significano la repressione e la negazione dei diritti fondamentali dell'uomo quando sono perpetrati da uno stato - la Cina - nei confronti dell'intera popolazione tibetana. Ce lo ricordiamo dai racconti dei nonni e della guerra; lo abbiamo visto in tanti film o ascoltato da tante testimonianze dirette.
Perché non facciamo nulla?
Io intanto vado ad incontrare il Dalai Lama, e quando trovo qualche insegnante particolarmente aperto (sapete che faccio laboratori di intercultura a scuola), parlo del Tibet e del buddhismo ai ragazzi. E' il mio piccolo modo di contribuire.
Per quanto riguarda il libro di Nico Bosa (ed. Vallecchi), si tratta del racconto di viaggio attraverso le montagne himalayane, fino a Lhasa, di due amici, lo stesso scrittore e Massimiliano Prevedello, regista e videomaker. L'idea di partenza era quella di seguire le tracce del gesuita pistoiese Ippolito Desideri (1684-1733) per girare un documentario che raccontasse i suoi sei anni in Tibet. Sbarcato a Goa il monaco risalì tutta l'India fino al Kashmir, raggiunse Lahore, Shrinagar, Leh poi finalmente Shingatse, Sakya, Lhasa, Samye e Trong Gne. Nonstante il Tibet fosse già stato assegnato alla competenza dei padri cappuccini, Desideri rimase per anni presso i Gompa locali, studiando il tibetano e i testi buddhisti, raccontando le sue esperienze di vita durissima in cinque libri andati perduti per più di un secolo.
Il libro di Bosa è un racconto molto piacevole del viaggio rocambolesco sulle orme di Desideri condito con aneddoti e riflessioni su incontri con turisti o personaggi locali, strade impossibili, imprevisti dovuti alle guerre di confine, suggestioni e atmosfere, ricordi che Bosa, come chiunque abbia affrontato un viaggio un po' avventuroso in terre sconosciute, sperimenta e poi non dimentica più.
Ho inserito qui un video di ispirazione tibetana, ma ne arriveranno altri. Questo racconta la storia di quei bambini tibetani che i genitori fanno uscire dal Tibet per cercare l'opportunità di una vita migliore e più libera in India. Il video è di Sunny Zorawar
domenica 6 maggio 2012
venerdì 20 aprile 2012
Mentre il mondo dorme
While The World Sleeps from Rishi Kaneria on Vimeo.
In questi giorni sto preparando uno dei miei laboratori su Gandhi da proporre alle scuole. Prossimamente sarò infatti con i ragazzi delle scuole medie di un paese vicino a Ferrara per raccontare loro la storia del Mahatma, di come anche lui, come tutti noi, sia stato -almeno da piccolo - una persona comune.
Mohania (così veniva chiamato in famiglia) era infatti un bambino pieno di paure e di dubbi, era timido, tanto da faticare a fare amicizia con gli altri bambini e per giunta a scuola non era proprio una cima.
Gli piaceva stare con la sorella maggiore o con la sua ayah (la bambinaia), amava ascoltare le storie che raccontava la mamma e salire sul tetto della casa natale di Porbandar, in Gujarat, a far volare gli aquiloni.
Gli era capitato anche di combinara qualche guaio: una volta aveva tentato di rubare una statuetta, assieme ai suoi compagni di giochi, ma erano stati scoperti immediatamente e Mohania aveva ammesso le sue colpe. Un'altra volta aveva provato a mangiare un pezzo di carne, per sapere se fosse proprio vero che questo cibo 'inglese' poteva far crescere le persone di statura fino a 3 metri.
Naturalmente si era sentito malissimo e questo esperimento gli era bastato poi per tutta la vita.
A volte litigava con sua moglie, Kasturbai, o la prendeva in giro perché lei non sapeva leggere né scrivere; Kasturbai non gli risparmiava però di rinfacciargli che lui era un fifone, perché aveva paura del buio e dei fantasmi sotto il letto...
I ragazzi sono molto curiosi di questi particolari che raccontano tutta l'umanità di un personaggio così speciale. E poi è più facile dire loro: "se il Mahatma è potuto diventare questa Grande Anima, in grado di ispirare e guidare milioni di persone verso l'indipendenza, partendo da una condizione di assoluta normalità, perché non lo potete fare anche voi?";-)
Vi lascio un bellissimo video (che credo userò per mostrare ai ragazzi qualche immagine dell'India moderna) girato da Rishi Kaneria. La voce che sentite in sottofondo è di Nehru; si tratta del discorso pronunciato la sera del 14 agosto 1947, poco prima del giorno dell'Indipendenza dell'India. Al termine invece, un altro discorso - molto più triste - pronunciato per dire addio al Mahatma, assassinato il 30 gennaio 1948.
lunedì 9 aprile 2012
Simplicity, work, enjoyment
Vagando per il web (ormai lo considero un mio 'difetto') ho trovato questo video molto delicato e luminoso che ritrae una donna straordinaria in un frammento di vita quotidiana. Si tratta di Maia Helles, una danzatrice russa trapiantata a New York.
My friend Maia from julia warr on Vimeo.
La signora Helles e la regista del video, Julia Warr, pittrice e fotografa, si sono incontrate per caso su un volo aereo e si sono piaciute all'istante, tanto che poi Julia chiede a Maia di poter raccontare con la telecamera alcuni aspetti della sua lunga vita. La signora Helles infatti ha 95 anni, ma dal film si capisce che siamo di fronte ad una donna 'giovane', vitale, sorridente.
La seguiamo nella sua routine giornaliera, che sembra una sorta di yoga danzato pieno di grazia e sediamo con lei davanti ad un caffé, nella sua casa in mezzo agli alberi.
Il film ispira un sentimento di pace e di gioia. La stessa gioia semplice che la protagonista deve aver vissuto nella sua lunga vita, fatta anche di disciplina e lavoro.
Vi propongo questo video e questo tema perché mi sembrava adatto dopo la carrellata di germogli in fiore - i visi dei bambini - della settimana scorsa.
... come si può rimanere bambini anche a 95 anni!
My friend Maia from julia warr on Vimeo.
La signora Helles e la regista del video, Julia Warr, pittrice e fotografa, si sono incontrate per caso su un volo aereo e si sono piaciute all'istante, tanto che poi Julia chiede a Maia di poter raccontare con la telecamera alcuni aspetti della sua lunga vita. La signora Helles infatti ha 95 anni, ma dal film si capisce che siamo di fronte ad una donna 'giovane', vitale, sorridente.
La seguiamo nella sua routine giornaliera, che sembra una sorta di yoga danzato pieno di grazia e sediamo con lei davanti ad un caffé, nella sua casa in mezzo agli alberi.
Il film ispira un sentimento di pace e di gioia. La stessa gioia semplice che la protagonista deve aver vissuto nella sua lunga vita, fatta anche di disciplina e lavoro.
Vi propongo questo video e questo tema perché mi sembrava adatto dopo la carrellata di germogli in fiore - i visi dei bambini - della settimana scorsa.
... come si può rimanere bambini anche a 95 anni!
domenica 1 aprile 2012
Germogli
Dato che è quasi Pasqua e la primavera è tutto un ribollire brillante di colori, come se la natura non potesse far altro che dare generosamente senza aspettarsi nulla in cambio, mi vengono in mente - e quindi metto qui - una breve carrellata di visi di bambini incontrati negli ultimi viaggi indiani.
Per la verità, quando si viaggia in questo sorprendente paese, capita di fotografarne a decine: si mettono in posa come se fossero divi di Bollywood, oppure si nascondono vergognosi spiando da dietro le porte, ma con una curiosità irrefrenabile che poi li spinge a uscire. Ti guardano dritto negli occhi, e quando li fotografi, tutto il mondo si specchia sulla superficie profonda del loro sguardo.
Per la verità, quando si viaggia in questo sorprendente paese, capita di fotografarne a decine: si mettono in posa come se fossero divi di Bollywood, oppure si nascondono vergognosi spiando da dietro le porte, ma con una curiosità irrefrenabile che poi li spinge a uscire. Ti guardano dritto negli occhi, e quando li fotografi, tutto il mondo si specchia sulla superficie profonda del loro sguardo.
sabato 24 marzo 2012
Namaste India
Vi ricordate il trailer del documentario The Cancer Train, prodotto da the Burning Flag di cui vi ho parlato qualche post fa?
Ecco, mentre la troupe faceva le riprese per quel documentario, una folla meravigliosa di persone incontrate per strada, nei vicoli, nei negozi e nei mercati, veniva ritratta con le telecamere. Questa collezione di visi, di sguardi curiosi, è stata raccolta in questo video, a raccontare l'esperienza umana che si fa quando si viaggia in India.
Namaste India from Burning Flag on Vimeo.
Devo dire che visitare un paese come questo - ma suppongo anche altri - con la telecamera e tutto l'occorrente per le riprese (fari, cavalletti, microfoni, ecc), oltre che essere una gran fatica per il peso che ci si porta continuamente dietro e la cura che bisogna prestare perché nulla vada rotto o messo fuori uso, è anche una bella esperienza di incontro con le persone.
Nei miei due viaggi precedenti nei quali abbiamo fatto le riprese per il documentario sul Barefoot College e sulle Storie di Stoffa del Kutch, ci siamo sempre portati dietro un peso che andava molto oltre la franchigia consentita dalle linee aeree. Ma, a parte il fatto che questo è l'unico modo per realizzare un documentario senza impegnarsi in spedizioni di materiali costose e qualche volta 'pericolose', bisogna dire che avere con sé l'occhio di una telecamera professionale, ti dà la possibilità di conoscere il luogo e le persone in una chiave diversa.
Normalmente, quando si 'sbarca' in albergo carichi di tutta questa attrezzatura, si viene subito notati e di solito anche aiutati con grande disponibilità da parte di tutto lo staff. Per spostarci da un posto all'altro noi utilizziamo di solito una macchina a noleggio con un autista perché non potremmo trasportare tutto sui mezzi pubblici. Questo fa sì che l'autista e tutti gli impiegati dell'albergo si sentano coinvolti in una sorta di 'mission impossible' per farci arrivare a destinazione sani e salvi e soprattutto con il materiale funzionante e meno impolverato possibile (la polvere, che nemica!).
Le persone che capitano accidentalmente sul 'set' in genere sono molto contente di esserci e ricordo che mi è capitato di reclutare un perfetto sconosciuto per reggere un cartello con scritte alcune frasi che dovevo dire in video, disposto a starsene mezz'ora sotto il sole ad aspettare che avessimo finito di girare quella scena. Un'altra volta, ad Ahmedabad, eravamo a girare alcune scene presso la sede della Radio di Sewa e mi è toccato di fare un intervento alla radio, giusto per ricambiare l'ospitalità delle speaker del programma che stava andando in onda. Ne potrei raccontare tante altre, ma sono tutte storie di piccoli preziosi - e anche indimenticabili - incontri casuali con persone di cui rimane il sorriso curioso e meravigliato, ma sempre sincero, così come si vede nelle belle immagini del video che vi propongo.
Ecco, mentre la troupe faceva le riprese per quel documentario, una folla meravigliosa di persone incontrate per strada, nei vicoli, nei negozi e nei mercati, veniva ritratta con le telecamere. Questa collezione di visi, di sguardi curiosi, è stata raccolta in questo video, a raccontare l'esperienza umana che si fa quando si viaggia in India.
Namaste India from Burning Flag on Vimeo.
Devo dire che visitare un paese come questo - ma suppongo anche altri - con la telecamera e tutto l'occorrente per le riprese (fari, cavalletti, microfoni, ecc), oltre che essere una gran fatica per il peso che ci si porta continuamente dietro e la cura che bisogna prestare perché nulla vada rotto o messo fuori uso, è anche una bella esperienza di incontro con le persone.
Nei miei due viaggi precedenti nei quali abbiamo fatto le riprese per il documentario sul Barefoot College e sulle Storie di Stoffa del Kutch, ci siamo sempre portati dietro un peso che andava molto oltre la franchigia consentita dalle linee aeree. Ma, a parte il fatto che questo è l'unico modo per realizzare un documentario senza impegnarsi in spedizioni di materiali costose e qualche volta 'pericolose', bisogna dire che avere con sé l'occhio di una telecamera professionale, ti dà la possibilità di conoscere il luogo e le persone in una chiave diversa.
Normalmente, quando si 'sbarca' in albergo carichi di tutta questa attrezzatura, si viene subito notati e di solito anche aiutati con grande disponibilità da parte di tutto lo staff. Per spostarci da un posto all'altro noi utilizziamo di solito una macchina a noleggio con un autista perché non potremmo trasportare tutto sui mezzi pubblici. Questo fa sì che l'autista e tutti gli impiegati dell'albergo si sentano coinvolti in una sorta di 'mission impossible' per farci arrivare a destinazione sani e salvi e soprattutto con il materiale funzionante e meno impolverato possibile (la polvere, che nemica!).
Le persone che capitano accidentalmente sul 'set' in genere sono molto contente di esserci e ricordo che mi è capitato di reclutare un perfetto sconosciuto per reggere un cartello con scritte alcune frasi che dovevo dire in video, disposto a starsene mezz'ora sotto il sole ad aspettare che avessimo finito di girare quella scena. Un'altra volta, ad Ahmedabad, eravamo a girare alcune scene presso la sede della Radio di Sewa e mi è toccato di fare un intervento alla radio, giusto per ricambiare l'ospitalità delle speaker del programma che stava andando in onda. Ne potrei raccontare tante altre, ma sono tutte storie di piccoli preziosi - e anche indimenticabili - incontri casuali con persone di cui rimane il sorriso curioso e meravigliato, ma sempre sincero, così come si vede nelle belle immagini del video che vi propongo.
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