venerdì 22 marzo 2013

Dabba Walla - il pranzo è servito


Dabbawalla from The Perennial Plate on Vimeo.

Ogni giorno - recita la presentazione di questo divertente ed incredibile video di "The perennial plate" - a Bombay 4000 persone in divisa e cappello bianco, trasportano 175.000 pranzi attraverso la città. Ritirano i "tiffin" (ovvero delle scatole di latta a più piani, come le nostre vecchie gamelle) da madri e mogli e le portano - a piedi, in treno, in bici e persino sulla loro testa - nei luoghi in cui figli e mariti aspettano il loro pranzo.
I Dabba Walla fanno questo mestiere dall'Ottocento. Nonostante lo strano sistema - agli occhi di un occidentale - i pranzi arrivano a destinazione in modo puntuale: pare che il margine di errore sia di una transazione a 16 milioni!
Ecco dunque due Dabba Walla di Bombay in una giornata di lavoro… Il video fa parte di una fantastica collezione di corti su argomenti "commestibili", tutti da esplorare.

Segnalo con piacere la nascita di un nuovo blog sul mondo indiano che dovete senz'altro sfogliare.

giovedì 14 marzo 2013

Mother India a Pegognaga

Venerdì sera 15 marzo sono a Pegognaga (MN) per una proiezione del mio ultimo reportage su Sewa, Self Employed Women Association.
Dato che la provincia di Mantova ospita una delle più grandi comunità Indiane in Italia -con oltre ottomila residenti- e, come sapete, il comune di Pegognaga in particolare ha accolto la proposta della costruzione di un nuovo tempio hindu, l'amministrazione ha pensato di offrire alla comunità una programma culturale per celebrare e valorizzare questa presenza.
L'iniziativa si chiama Progetto Virgilio, e nasce grazie a Fondazione Aida, al Comune di Pegognaga, al Consolato d’India di Milano, all’Università di Mantova ed altri partners.

Se volete (e potete) venire a trovarmi, sarò molto contenta di incontrarvi!

La proiezione, seguita da un momento di incontro e dibattito, si terrà presso il centro culturale Livia Bottardi Milani, in Piazza Vittorio Veneto a Pegognaga, alle 21.
(entrata libera)

venerdì 8 marzo 2013

Per noi

affresco, Badal Mahal (Palazzo delle Nuvole, 1607) - Bundi
buon 8 marzo e anche buon 9 marzo, e buon 10 ...

sabato 2 marzo 2013

Blocchi - Block Prints

Uno dei motivi che mi ha spinto al recente viaggio in Rajasthan è la mia passione per le stoffe e l'arte tessile. Chi ha visitato questo blog, sa che mi piace molto andare a scovare gli artigiani tessili che producono ancora, in India - e nonostante la globalizzazione, il cotone transgenico e l'apparente convenienza delle fibre sintetiche - tessuti prodotti con le tecniche di un tempo.
In Kutch avevo visitato la famiglia di Ismail Khatri, un produttore di tessuto stampato con la tecnica del block print, tinto con colori naturali. Oltre a lui, anche Jabbar Khatri, con le sue sete tie and dye ed infine la famiglia Salvi di Patan, che da secoli tesse seta e cotone con la tecnica del doppio Ikat.

laboratorio di Pappu Bhai, Sanganer

Quest'anno, ho cercato di approfondire la tecnica della stampa a blocchi e sono andata a visitare diversi posti interessanti attorno a Jaipur.
Proprio quest'area infatti rappresenta da molto tempo un punto di riferimento per la produzione block print, in particolare Sanganer e Bagru - due villaggi nelle vicinanze di Jaipur - offrono un panorama molto interessante…
Ma cominciamo da Sanganer, a pochi chilomentri dalla capitale, che è famosa per la produzione di stoffa stampata e per la presenza di numerose famiglie di intagliatori di blocchi di legno, stampatori e tintori.
Il fatto è che in questa parte dell'India c'era, fino a non molti anni fa, una buona richiesta di stoffe; la presenza delle famiglie reali in città e nei piccoli centri della campagna - viaggiando per le campagne rajasthane ci si rende conto di quante famiglie nobili o di ricchi mercanti avessero creato i propri piccoli e grandi feudi attorno ai loro palazzi - incorraggiava la produzione tessile, richiedendo disegni nuovi e sempre più originali.



La tradizione di stampa di Sanganer conta almeno 5 secoli di attività, divenendo nell'Ottocento merce da esportazione per la East India Company. Ma a quel punto, le stoffe prodotte dalla comunità Chippa (gli stampatori), erano considerate già da molto tempo un prodotto ricercato e prezioso, tanto che i regnanti locali, oltre a commissionarne una gran quantità, permettevano alle famiglie di block printers di pagare parte delle loro tasse in tessuti stampati. Molte di queste famiglie, prima di stabilirsi a Sanganer, risiedevano nei quartieri loro riservati all'interno delle mura rosa di Jaipur, dopo che Sawai Jai Singh II progettò e fece costruire la sua città nella prima metà del Settecento.
Oggi a Sanganer vivono circa 3.000 famiglie, coinvolte nella produzione di tessuti, dalla creazione dei blocchi, alla tintura e stampa, alle operazioni di lavaggio e asciugatura. Un tempo la comunità era decisamente più numerosa, con almeno 18 mila famiglie di artigiani, riunite qui per la presenza di abbondante acqua corrente di fiume e spazi aperti adatti alle varie fasi di produzione della stoffa stampata.

Ma veniamo agli intagliatori, che rappresentano il primo anello della catena di produzione della stoffa stampata.
Pare che siano circa 150 le unità di intagliatori residenti a Sanganer; certo è che passeggiando per le strade di questo grosso villaggio, ormai quasi tutt'uno con la città di Jaipur, si possono osservare ancora molti artigiani, accovacciati nei loro piccolissimi laboratori, intenti a disegnare e intagliare i blocchi da stampa.
Il legno utilizzato, accatastato all'interno dei laboratori in tanti dischi dello spessore di una decina di centimetri, è shisham - palissandro (o anche teak), adatti per un lavoro molto fine di intaglio.
I motivi - a volte estremamente elaborati - sono quelli della tradizione, anche se con il tempo, gli artigiani si sono abituati a produrre blocchi sempre più grandi, per accelerare i tempi di stampa della stoffa.
Ciascun intagliatore ha a disposizione una collezione di disegni raccolti in cartelline, che conserva gelosamente, perché rappresentano il patrimonio di motivi decorativi del laboratorio e della famiglia. Si va dai più o meno semplici buti, disegni floreali a due o tre colori sovrapposti, come iris, papaveri, calendule, crisantemi, rose e girasoli, ai disegni molto intricati di rami di fiori e foglie, alternati a motivi geometrici e figure zoomorfe.
Gli intagliatori utilizzano una serie di strumenti per disegnare la superficie del legno, precedentemente spalmata di pittura bianca a calce e tracciata a spolvero o ricalcata con il disegno da riprodurre.
Bulini, sgorbie, martelli e mazzuoli, scalpelli, piccoli trapani a mano, lime. Questo il kit di un intagliatore, che con pazienza e precisione sta curvo sul lavoro per molte ore al giorno, compresi gli apprendisti, che iniziano ad andare a bottega attorno ai 12 anni.
Naturalmente ci sono sempre meno intagliatori che vivono esclusivamente di questo lavoro; come possiamo immaginare questo è uno dei tanti mestieri artigianali, lenti e precisi, che il mondo non vuole più e capisce sempre meno.
D'altra parte, ci sono alcune importanti produzioni artigianali di qualità che commissionano i blocchi e tengono viva quest'arte, a volte esportata anche in diversi paesi del mondo.
Ho avuto modo di conoscere in particolare uno di questi luoghi in cui l'arte della stampa a blocchi viene valorizzata e prodotta con grande cura…
ma questo ve lo racconto in un prossimo post :-)

Ad integrare e arricchire questo post, vi consiglio di visitare anche il blog della mia amica Blandina, che recentemente ha visitato Bagru e ha scritto un post molto interessante. Buone letture!


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