sabato 26 aprile 2014

Piccole donne crescono. In Rajasthan, contro i matrimoni precoci.





Mother India, si dice, per fare riferimento a questo grande grembo di cultura e civiltà che è ancora il sub-continente indiano. Ma l'India purtroppo non tratta sempre bene le sue figlie.

In questi ultimi mesi, credo che tutti noi, anche qui in Italia, abbiamo avuto notizie di violenze contro le donne. Che hanno lasciato cicatrici profonde e che per fortuna non sono passate inosservate. Anzi.

La società civile indiana si è mobilitata contro una cultura ancora troppo sorda e cieca di fronte alle ingiustizie e alle violenze. Dall'infanticidio femminile, ai casi di mogli oramai 'inutili' sfigurate con l'acido, agli stupri di cui sono vittime le giovani ragazze di città e villaggi, l'India non ha molto di cui vantarsi fin qui.
C'è da dire però che, accanto a queste voragini di inciviltà e violenza, si sta assistendo ad un lento ma inesorabile movimento di ricostruzione.
Le donne, da sole o in gruppi più o meno organizzati, cercano di recuperare, di farsi forti, di resistere.

Tra i tanti fronti su cui combattono (ricordo che il lavoro è uno dei tanti, me ne sono occupata nel reportage su Sewa, il Self Employed Women Association di Ahmedabad), c'è quello della lotta contro la pratica dei matrimoni precoci.
Pensate che ad oggi, ancora un 47% di ragazze in media, si sposa prima dei 18 anni. In Rajasthan, uno degli stati più arretrati dal punto di vista sociale - anche se i fiumi di turisti che lo visitano non se rendono probabilmente conto - la percentuale sale al 56%.
Tanto, no? Troppo.

Anche il Mahatma Gandhi, che si sposò con la sua Kasturbai a 13 anni, sosteneva con grande fermezza la lotta contro questa forma di violenza, una violenza su degli adolescenti costretti ad un passo così importante, che per le ragazze significa sobbarcarsi la responsabilità di una gestione domestica, gravidanze precoci con problemi di salute e preclusione definitiva da una qualsiasi istruzione.
E allora bisogna avere la forza di dire no. Secondo lo stesso Mahatma, saper dire no è ancor più importante che dire sì.

Nello stato di Haryana per esempio, è stato varato un programma governativo chiamato "Apni Beti Apna Dhan" (nostra figlia è il nostro tesoro) che offre ai genitori un bonus assicurativo alla nascita di una figlia femmina, che viene riconosciuto solo se la ragazza raggiunge i 18 anni ancora nubile.
In Rajasthan, il Barefoot College, una organizzazione nata 40 anni fa grazie a Bunker Roy, lavora nei villaggi poveri e isolati delle campagne, attraverso le Night Schools, scuole notturne che permettono ai bambini - soprattutto alle femmine - di accedere all'istruzione che diversamente sarebbe loro negata. 
E come questi due esempi, altre decine di iniziative in tutta l'India, per migliorare la consapevolezza nei genitori e nei ragazzi, di quanto sia importante che i bambini possano rimanere bambini il più a lungo possibile.


Too Young to Wed: Rajasthan from TooYoungtoWed on Vimeo.

Il video che vi propongo (nemmeno 5 minuti, finanziato dal programma 'too young to wed' delle Nazioni Unite), dà voce ad alcune di loro (alcune ragazze e un ragazzo), che ci raccontano di come siano riuscite ad evitare il matrimonio precoce e a continuare a frequentare la scuola.
Piccole belle storie di tanti 'no' detti in coro.

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