domenica 27 marzo 2011

Di semi e di alberi


Di ritorno dalle vacanze in Sicilia, un caro amico e collega, Carlo, mi ha portato in regalo tre semi di Ficus Macrophylla, raccolti nell'Orto Botanico di Palermo.
Sapeva del mio amore per tutto il regno vegetale, e in particolare avevamo parlato, prima della sua partenza, della visita all'Orto di Palermo, così meravigliosamente pieno di essenze bellissime come alcuni grandi alberi di Ficus, parente stretto del Banyan.
Sì, proprio il banyan indiano! con i suoi rami forti ed elastici, in grado di abbracciare tenacemente i tronchi di altri alberi, e su questi crescere fino a ricoprirli di radici, foglie, rami, che poi crescono fino a toccare terra e ad ancorarsi per risalire in verticale.

foto: Carlo Manzo
Un organismo meraviglioso, longevo, dall'aspetto e dal comportamento così particolare, con quel suo infilarsi tra le pieghe dei rami di altri alberi e da lì cominciare uno sviluppo in orizzontale: dopo aver raggiunto il suolo e aver messo radici, giorno dopo giorno il Banyan risale verso il cielo con rami nuovi, che poi un giorno svilupperanno radici aeree che cercano la terra per formare nuovi tronchi.
Dopo anni - a volte secoli - il banyan crea una sorta di piccola foresta intricata di nuovi tronchi e radici aeree, che in India accolgono tempietti dedicati alle diverse divinità, o semplicemente fanno da panchine per chi vuole fermarsi a riposare all'ombra.
Un'altra specie di Ficus, molto simile al Benghalensis, ha accolto il Risveglio di Siddharta, che da allora, più di 2500 anni fa, divenne il Buddha.


Gli alberi sono comunque degli esseri viventi straordinari, così tolleranti e pazienti, pieni di compassione per il mondo, per aria, acqua, uomini e animali; rappresentano la Non Violenza in modo perfetto. Crescono restituendo all'ambiente tutto ciò che prendono e contribuiscono alla bellezza della Terra.

Di tutte queste cose e di altre ancora parliamo con i bambini durante uno dei miei laboratori di educazione interculturale dedicati ad un argomento indiano.
Giardinieri Lontani è strutturato in uno o due incontri in cui racconto del lavoro di Vandana Shiva, scienziata indiana impegnata da anni nel tentativo di difendere colture e culture tradizionali indiane e la loro biodiversità. Un argomento attualissimo, che i bambini ascoltano con interesse e entusiasmo. Del resto a scuola (alle elementari soprattutto) vengono proposte tante iniziative di questo tipo, e sembra che i ragazzi si siano abituati a considerare la difesa dell'ambiente come un valore. Vedremo in futuro che frutti porteranno questi semi coltivati oggi con così tanto amore!

domenica 20 marzo 2011

L'odore dell'India


Oltre a coinvolgere così piacevolmente gli occhi con le sue mille sfumature di colore, l'India riesce sempre a risvegliare - a volte in modo un po' aggressivo - la dimensione olfattiva.

Chi - delle persone che sono state in India - non ha un ricordo speciale, per esempio, dei primi odori che si percepiscono appena scesi dall'aereo in arrivo in uno degli aeroporti indiani? In genere si viene assaliti da un odore forte di gasolio o bitume, specialmente se si arriva di giorno, quando il sole cuoce l'asfalto dei piazzali, e subito dopo, quando si entra nel freddo artificiale delle sale interne, da un odore pungente di disinfettante.
Gli odori hanno comunque una sorta di dimensione fisica, che si appoggia addosso come un'asciugamano umida.
E come sono strani, anche, gli odori delle cose che da noi non hanno odore (o forse noi non lo sentiamo più?) come i giornali quotidiani, così impregnati di un inchiostro che sembra petrolio vischioso; oppure le stoffe di seta pura quando vengono srotolate nei negozi pieni di signore che scelgono la dote delle figlie, un odore difficile da definire, come di paglia.
E quando si entra in un vecchio edificio, un tempio poco frequentato, un palazzo abbandonato, c'è sempre l'odore acre dei pipistrelli che ti assale.


Nel quartiere di Bapunagar ad Ahmedabad invece c'è l'odore di sandalo dei bastoncini di incenso che profuma l'aria di questo slum.
Qui infatti ci sono parecchie piccole attività artigianali in cui le donne - anche le bambine, per la verità - lavorano parecchie ore al giorno per confezionare i bastoncini di agarbatti, così si chiama l'incenso utilizzato durante i riti religiosi.
Non occorre altro che degli stecchini di bambù pre-tagliati da qualche altra attività artigianale specializzata, del mastice nero come la pece, della polvere di sandalo.
Il mastice viene arrotolato attorno al bastoncino, e la polvere viene fatta aderire alla superficie vischiosa.
I mazzi di bastoncini vengono poi raccolti e fatti asciugare, prima di essere legati e spediti ad una ennesima ditta di artigiani che confezioneranno il tutto.
La polvere terracotta e profumata vola dappertutto...

domenica 13 marzo 2011

Grazie :-)

Grazie mille a La Francese di Unmondodibene per la medaglia del Sunshine Award! sono felice di sapere che qualcuno legge e apprezza! è un bel lifting di autostima, ehm, lo ammetto!

Comunque, dato che credo di aver capito che devo a  mia volta passare il testimone ai blog prediletti, ma non è facile perchè c'è l'imbarazzo della scelta, come davanti ad una vetrina piena di dolci buonissimi, dunque vi suggerisco:


Indianwords, con le sue trame sempre coinvolgenti e poetiche;
La mia cucina in India per le prelibatezze a cavallo tra due mondi (e lo humor della padrona di casa);
Ekam sat India per la sua grande precisione nel descriverci i diversi aspetti culturali indiani;
Namaste Oltre per tutto il cuore che batte per il Nepal;
Gialli e Geografie con i suoi resoconti sempre avvincenti su libri e luoghi;
Masala Guest House e Safar Masala, due blog recentemente scoperti, con i bei racconti, le fantastiche immagini e una parte di nome in comune.

Qui le istruzioni per chi volesse continuare la premiazione


lunedì 7 marzo 2011

Bianco sale


Prima di tuffarmi/vi di nuovo nei colori delle stoffe indiane, vorrei che ci prendessimo una breve vacanza visiva. Non so se il bianco salato e sterminato del Rann del Kutch sia veramente quel che ci vuole: è talmente abbagliante che gli occhi si stringono come fessure per difendersi dalla luce e per tentare -invano- di individuare il confine.
Il Little Rann è una distesa di sale che si rivela a poco a poco mentre si percorrono alcuni kilometri di campagna desolata dall'ultimo avamposto abitato del villaggio di Dhordo. Qui ci si ferma per comperare una bottiglia di acqua e per preparare i documenti necessari da consegnare al check point militare in entrata.
Poi ancora qualche kilometro riarso e la jeep si ferma ad una specie di palizzata di legno, oltre la quale il colore della terra lascia spazio, passo dopo passo, al bianco del sale.


In origine il Rann doveva essere una vasta area sommersa tutto l'anno dall'acqua marina; poi i dissesti idrogeologici cui va soggetta tutta la zona lo hanno trasformato in un lago salmastro che durante la stagione secca si trasforma in un tavolato di sale scintillante.
Nonostante l'apparente inospitalità qui vivono numerose specie di uccelli (in particolare i fenicotteri), ma anche gli asini selvatici, alla cui salvaguardia è dedicato il parco naturale stabilito nel 1972. Tutto attorno i villaggi sopravvivono di agricoltura e allevamento di pecore e capre, e naturalmente dell'estrazione del sale. Ma anche il turismo è una attività importante, senza dimenticare il fatto che, dato il paesaggio lunare del tutto particolare, anche Bollywood si è trasferita qui per girare alcuni film.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...