venerdì 23 dicembre 2011

Come un albero


Eccoci ancora una volta a Natale, con le nostre corse per finire le cose in tempo, preparare, comprare regali, cucinare.
Anche questi sono riti importanti e anche se a volte sono stressanti, fanno parte della felicità di essere arrivati fin qua e di risparmiarsi il boccone più buono di tutto l'anno. L'ultimo.
Poi si ricomincia daccapo con gennaio, che quest'anno però non è - come gli anni passati - il mese del mio viaggio. Purtroppo quest'anno non posso partire, ho appena comprato casa ed è meglio che mi concentri sulle spese di ristrutturazione, che occuperanno buona parte del 2012.
Sono comunque contenta di aver fatto questa scelta e anzi forse racconterò in questo blog qualche cosa della mia nuova futura casa...

Qualche sera fa ero a fare due passi con alcune amiche per il centro di Ferrara, che con le feste si trasforma in un presepio tutto illuminato.
La facciata della Cattedrale era come una casetta di pan di zenzero e davanti, tutto tremolante di luce, questo magnifico albero.
Ecco, il mio augurio per voi è di un anno che sia compassionevole e paziente come quello degli alberi, sempre disposti a accogliere, a regalare bellezza, e a ricambiare ciò che ricevono con grande generosità.

Buone feste :-)

domenica 11 dicembre 2011

Sita's Ramayana

La graphic novel adesso va di moda: non c'è festival letterario che ignori questo nuovo genere (più che 'nuovo', è forse un interesse ora più largamente condiviso) o che non includa tra gli invitati uno scrittore che ne abbia pubblicata una.
A me era rimasta impressa la storia di Sita, protagonista femminile del Ramayana, che avevo adocchiato nello stand di Tara Books alla fiera del libro per ragazzi di Bologna 2011.

Si intitola proprio Sita's Ramayana, perchè racconta dal punto di vista di questa regina contesa e sfortunata, il poema epico composto in sanscrito dal poeta Valmiki, attorno al terzo secolo a.C. e tramandato, prima oralmente e poi per iscritto in decine di varianti in tutta l'India.
Scritto da Samhita Arni, già autrice del Mahabharata raccontato da una bambina (ed.Tara Books) di cui parlo qui, e illustrato magnificamente da Moyna Chitrakar, questa graphic novel è davvero coinvolgente.


In un'atmosfera drammatica scandita in riquadri tinti di rosso e di nero e di blu, si racconta, con le parole della regina, la storia epica di amore e di dolore che accompagna ciascuno dei personaggi.
Sita, suo malgrado coinvolta in una vicenda più grande di lei, in cui dei e demoni si danno battaglia, viene rapita e rinchiusa nel palazzo di Ravana, il demone che regna sull'isola di Lanka dall'alto della sua fortezza.
Il dio Rama, marito di lei, accompagnato dall'inseparabile fratello Lakshmana e dal generale dell'esercito delle scimmie, Hanuman, percorrono in lungo e in largo tutta l'India, alla ricerca della bella Sita che nel frattempo, prigioniera e guardata a vista da spaventosi carcerieri, si domanda disperata del destino dei suoi cari.
Ravana, testardamente innamorato di lei, tenta di conquistarla, ottenendo solo un fermo rifiuto. Nel frattempo, i nostri eroi combattono contro i demoniaci inviati di Ravana, sventano imboscate, evitano trappole, smascherano complotti. Hanuman finalmente riesce a trovare la regina, compiendo il salto più famoso dell'epica indiana - quello che gli permette di raggiungere Lanka sorvolando, dalla costa indiana, il tratto di oceano che li separa.
Infine, dopo la battaglia finale che vede schierati gli eserciti di dei e demoni, Rama ottiene la vittoria e libera la regina sua moglie.

Purtroppo il lieto fine non è per questo poema, che ci propone un finale molto amaro: Sita, sospettata di aver ceduto alle proposte di Ravana (e nonostante passi indenne il giudizio del fuoco divino), viene scacciata da palazzo. Rama le spiega che la guerra è stata combattuta per redimere il suo onore (suo di Rama!), che deve risultare cristallino agli occhi del mondo. Sita gli fa notare che sono morti in tanti in questa guerra, molte sono le donne rimaste vedove e ancor di più sono gli orfani. ll campo di battaglia è intriso di sangue per salvarla dal male, e lei stessa dopo aver sofferto e pregato, non ha esitato ad affrontare un'ordalia... ma Rama rimane silenzioso.
Sita allora riflette che la guerra si mostra, in qualche modo, più compassionevole nei confronti degli uomini: se ne escono vittoriosi diventano degli eroi, ma se soccombono, almeno non devono sopportare di vedere le loro case distrutte, le loro mogli violate, i figli uccisi. Se sei una donna - pensa Sita - devi invece sopportare tutto questo.
...
Lakshamana dunque accompagna Sita nella foresta e la abbandona - incinta - al suo destino. Fortunatamente la regina viene accolta nell'eremo di Valmiki, il poeta, e dà alla luce i gemelli Lava e Kusha, che vivono felicemente con lei fino a che il padre non li rivuole a palazzo e per la nostra Sita arriva il momento di lasciare, inghiottita dalla madre terra, la sua dolorosa esperienza umana.




E' un libro molto intenso e bello, illustrato con molta forza da una artista cantastorie bengalese patua tradizionale.
Mi è piaciuto veramente tanto anche il punto di vista femminile che dà voce a personaggi come la consorte di Sugriva il re delle scimmie; Mandodari, regina e moglie di Ravana e la demonessa Trijatha, carceriera di Sita, che la sostiene e la consola, in una sorta di sorellanza compassionevole tra donne che non hanno alternative se non quella di accettare il proprio destino.
E' ancora in inglese, ma speriamo che qualche editore si accorga di questo gioiello e lo pubblichi anche per noi.

lunedì 5 dicembre 2011

Una giornata particolare

In questo ultimo fine settimana sono stata a Firenze per vedere, almeno per un giorno, le proiezioni del River to River Festival, rassegna con contest di cinema indiano (da o sull'India) di Firenze.

Ho potuto vedere per esempio un vecchio film di Tapan Sinha dal titolo Khudito pashan (Hungry Stones), una storia tratta da un racconto di Tagore.

 Un film bello, devo dire, anche se naturalmente bisogna riadattare la propria sensibilità abituata al linguaggio cinematografico attuale - fatto di sequenze veloci, cambi di piani, movimento e ritmo sostenuto- al vecchio ritmo lento e meditativo dei film anni '60, con le scene notturne ottenute con la lente scura (ma si vede benissimo il sole indiano dietro le nuvole) e i trucchi utilizzati per risolvere le scene dove i personaggi cavalcano un cavallo al galoppo, in cui si capisce che è lo sfondo a 'galoppare' e non gli attori.

La storia è struggente e spaventosa al tempo stesso; racconta di un giovane funzionario delle poste che si stabilisce in una nuova sede di lavoro e decide di abitare in un antico palazzo infestato dai fantasmi. I suoi collaboratori lo sconsigliano e poi cercano invano di fargli cambiare casa... lui è misteriosamente attratto dal palazzo e da una bella ragazza-fantasma che lo abita.
Tutta la seconda parte del film è dedicata al racconto, a ritroso, della vita passata del protagonista, coinvolto nelle vicende tragiche di quelle pietre antiche, che custodiscono ancora il destino di chi le abitava. Silvia, seduta accanto a me (che gli appassionati di letteratura indiana conosceranno), mi diceva che in realtà il racconto di Tagore ha uno sviluppo e un finale diversi, mentre la trasposizione cinematografica aggiunge un finale creato ex novo. Bisognerà leggere il libro...

il cinema Odeon

E a proposito di karma e di vite passate e presenti, ho recentemente incrociato in rete questo bel video sul significato e il funzionamento del karma, nella visione indiana.

E' un film realizzato da un artista norvegese, Herling Hoveid, che ha espolorato attraverso il linguaggio video, uno dei temi fondamentali della filosofia indiana, minimo comune denominatore di tutte le scuole di pensiero nate e sviluppatesi in questa terra nei secoli.

Il video è molto interessante, è costruito su un'intervista fatta a quattro persone diverse, per età e cultura. Ciascuna racconta con le proprie parole il significato di 'karma', attraverso esempi, metafore, immagini.

Il film segue le loro rappresentazioni accostando la spiegazione filosofica ad immagini di vita indiana, intercalate da animazioni, il tutto montato come una specie di canzone...

This is Karma from Erling Hoveid on Vimeo.


Ma la piccola vacanza fiorentina mi ha regalato anche una nuova conoscenza, Blandina, del blog La Griccia, che come me si interessa di tessuti e del loro valore estetico e profondo significato simbolico...
Abbiamo concordato -io e lei- che la blogsfera è un gran bel modo di annodare fili e tessere storie nuove!

mercoledì 30 novembre 2011

Di fiume in fiume



Anche io come altri/e blogger che si occupano di cose indiane in questo inizio di dicembre farò una puntatina al River to River, il festival di cinema indiano di Firenze, che festeggia quest'anno il suo undicesimo compleanno.
Devo dire che sono molto curiosa di vedere e partecipare, per me tra l'altro è la prima volta! Dopo aver letto il programma dei 7 giorni di proiezioni di film, corti, lungometraggi e documentari, mi è preso un po' di sconforto, dato che mi sono resa conto che varrebbe la pena piantare le tende in riva all'Arno e vedere TUTTO, ma dovendo scegliere per forza, credo che andrò domenica 4.
Se qualcuno/a di voi si trovasse nei paraggi, vi vedrei volentieri!

Ho inserito quassù un frammento di un filmato del 1899, che molto probabilmente ritrae Varanasi (anche se il suo autore dice trattarsi di Calcutta). Mi sembrava appropriato, dato l'ambiente 'fluviale' in cui mi immergerò in questo specialissimo fine settimana.

sabato 26 novembre 2011

Dove dormono i bambini

la stanza di Indira, 7, Kathmandu, Nepal
Anche oggi avevo un po' di tempo libero (!) da dedicare alla lettura in rete e mi sono imbattuta in quest'altro lavoro fotografico realizzato da un fotografo molto apprezzato, James Mollison, che ha al suo attivo una quantità di pubblicazioni, di mostre e di lavori, anche per Fabrica, il laboratorio creativo/officina del fior fiore della comunicazione visiva sperimentale di Benetton.
Indira, 7, Kathmandu, Nepal

Questa volta Mollison pubblica una serie di fotografie che ritraggono le camere da letto di una trentina di bambini da tutto il mondo. Dato che io con i ragazzi ci lavoro, mi sono immediatamente fermata per vedere di cosa si trattasse...

Mollison scrive che aveva in mente di realizzare delle fotografie dell'ambiente che più di tutti dovrebbe rappresentare il mondo più intimo dei bambini.
Ognuno di noi ricorda o sa - perchè ha figli abbastanza grandi - quanto sia speciale questa stanza, che viene arredata e decorata con colori e oggetti che rappresentano l'immaginario o i sogni di chi la abita.

Se diamo un'occhiata alla galleria di immagini che ci propone il fotografo, rimaniamo stupefatti - a volte impressionati - di fronte al mondo di questi ragazzi: si va dagli ambienti spogli e tristi dei bambini che vivono in zone povere del mondo, agli ambienti iperdecorati ai limiti del grottesco di quelli dei bambini "ricchi".
Il libro è stato realizzato per un pubblico di bambini dai 9 ai 13 anni, nessuno dei quali, spero, vive in una delle stanze ritratte.
In ogni caso, un libro molto bello, intenso, a volte disperato, che rappresenta appieno lo specchio - rimpicciolito - delle stanze degli adulti.
nb: se avete tempo, date un'occhiata agli altri lavori di Mollison, sono molto interessanti!

Dong's bedroom, 9, Yunnan, China
Dong
Lewis' bedroom, 10, Barnsley, England
Lewis
Kaya's bedroom, 4, Tokyo, Japan
Kaya

sabato 19 novembre 2011

Principi e Principesse

Vagabondando di blog in blog, come mi capita spesso di fare, mi sono imbattuta nelle immagini della fotografa Karen Knorr, signora di orgini tedesche ma assolutamente cosmopolita e proiettata nel mondo della fotografia dalla metà degli anni '70.

Leggo nella biografia del suo sito, che ha fatto in passato un gran lavoro sulla ritrattistica in bianco e nero, interpretando in chiave ironica e critica la rappresentazione della classe medio-alta britannica del periodo thatcheriano; più recentemente si è dedicata al mondo dell'arte -l'architettura europea in particolare- contaminandola con visioni surreali di animali selvatici inseriti nelle geometrie delle strutture.


Queste immagini, che potete scorrere nella galleria del suo sito, rappresentano il mondo aristocratico rajput e moghul dei secoli passati, attraverso gli ambienti interni dei loro meravigliosi palazzi. Leggo che le architetture sono state fotografate con il sistema analogico (la vecchia cara pellicola, tornata ora in auge tra i fotografi) mescolato a quello digitale.
Il risultato sono delle immagini cesellate, in cui appaiono animali dell'immaginario mitico indiano inseriti surrealmente negli ambienti interni dei palazzi.
Sembra quasi che la fotografa abbia popolato i palazzi e i cortili con creature di fiaba che attraversano come in un sogno gli ambienti. O saranno le reincarnazioni di principi e principesse, tornati per visitare le stanze in cui anticamente abitavano...?

martedì 15 novembre 2011

Trento e i suoi narrative works

Queste ultime settimane sono state piuttosto cariche di impegni e grandi soddisfazioni. Venerdì scorso per esempio, sono stata a Trento per incontrare i ragazzi dell'Istituto delle Arti che stanno lavorando già da qualche mese su un progetto di scambio artistico-culturale con Kala Raksha, la fondazione che ho visitato lo scorso gennaio e di cui parlo qui.

Con la loro insegnante, Loretta, hanno lavorato sul tema della memoria, in particolare sui ricordi degli anziani della casa di riposo di Pèrgine (Tn) che hanno racontato loro, in una serie di incontri e di interviste, alcuni momenti importanti della loro gioventù, all'epoca della guerra.

L'obiettivo era costruire un ponte tra i ricordi della gente locale e i linguaggi narrativi tradizionali dei popoli del Kutch, che con Kala Raksha hanno potuto ricordare ed esprimere attraverso l'arte tessile le loro esperienze passate, la guerra indo-pakistana del '71 e il terremoto del 2001.

L'esito - nel caso delle donne artigiane del Kutch - sono una serie di strabilianti 'narrative works', ovvero dei pannelli illustrativi della vita e delle storie passate realizzati con la tecnica dell'apliqué, cioè stoffe ritagliate e cucite (e anche ricamate) su un arazzo, che raccontano il loro mondo.

Nel caso invece dei ragazzi di Trento, l'obiettivo è di dipingere con motivi iconografici e colori tradizionali del Kutch (tutti studiati con l'aiuto di testi specifici e approfonditi con uno scambio di informazioni con Kala Raksha) i ricordi in bianco e nero degli anziani di Pèrgine.

Obiettivo finale, una grande mostra in febbraio, in cui si esporranno sia i quadri dei ragazzi, sia alcuni narrative works venuti direttamente dal Kutch.
Accanto alla mostra, anche un altro mio intervento con Storie di Stoffa, la presentazione fatta in occasione di Internazionale Ferrara lo scorso ottobre, e forse anche una visita da parte di Judy Frater, la fondatrice di Kala Raksha in occasione dell'inaugurazione della mostra.

E' incredibile vedere come si possano trovare argomenti in comune e nuove forme di dialogo tra persone così apparentemente diverse e lontane... e questo grazie all'arte e all'India:-)

prove di colore
la prof. Loretta Viscuso al lavoro con i ragazzi

martedì 1 novembre 2011

Sarmede seconda puntata: ho sognato

Ho sognato un luogo in cui gli elefanti possono volare come grigie nubi del cielo...

Lunedì 31 ottobre 2011 abbiamo fatto la prima presentazione del nostro libro Ho sognato (Kite edizioni) dedicato alla capacità tutta indiana di immaginare un mondo in cui la verità e la non violenza possano diventare le ali che ci sollevano dai limiti della nostra condizione umana.


Nel testo, scritto da me e da Luigi Dal Cin, un bambino racconta i sogni meravigliosi che fa durante la notte. Un nonno lo ascolta e lo accompagna attraverso le storie di uomini e divinità indiane, che hanno segnato la storia di questa terra.
La dea Durga, il principe Siddharta, l'imperatore Ashoka, fino ad arrivare a Gandhi, con la sua lotta pacifica e coraggiosa in difesa della Verità, per la gente indiana.
Il libro, illustrato da Laura Berni (che ringrazio per la bellezza e per la fedeltà all'iconografia tradizionale), si può leggere a tanti livelli. E' adatto ai bambini, ma per i genitori - e per quanti come me leggono i libri per ragazzi per puro piacere - troveranno tanti spunti di riflessione e, se lo vogliono, potranno approfondire ciascun argomento grazie alle note finali.
Credo - e spero - sia un modo per immergersi in un mondo ricchissimo di storie straordinarie e di modi alternativi di guardare alla realtà.
Almeno per me, è sempre stato così...

nota: Ho sognato è il frutto della selezione che ha visto misurarsi gli allievi di tutti i corsi di illustrazione di Sàrmede nella realizzazione di un personale storyboard e di alcune tavole originali, con l’obiettivo di valorizzare e sostenere i nuovi linguaggi dell’illustrazione. Questo libro è realizzato dalla vincitrice del concorso, Laura Berni.

mercoledì 26 ottobre 2011

Sarmede prima puntata

Io e Monica Monachesi con i bambini
 Volevo giusto condividere con voi qualche immagine del mio primo giorno alla Mostra Internazionale dell'Illustrazione per l'Infanzia di Sarmede (TV) dove ho avuto il piacere di fare la presentazione di cui parlo qui.
E' stata una bella esperienza, piena di colori, profumi e soprattutto di bambini! Speriamo di poterla riproporre; intanto ringrazio Monica Monachesi e Luigi Dal Cin, i miei compagni di viaggio.

Marta, la figlia di Monica
Se volete vedere altre immagini, potete farlo qui

sabato 22 ottobre 2011

Sarmede 2011

In questi giorni sto ultimando i preparativi per partecipare alla 29^ Mostra Internazionale d'Illustrazione per l'infanzia di Sarmede (TV), che quest'anno è dedicata alle Storie delle terre d'India. Ogni anno infatti la mostra approfondisce la tradizione di fiabe che provengono da paesi diversi: negli anni passati, la Cina, il Brasile, i paesi dell'estremo nord del mondo, ecc. Quest'anno invece entrano in scena i colori e le suggestioni della mia cara India, e ho avuto il piacere e il privilegio di partecipare in tanti modi.


Domenica 23 ottobre alle 15 sarò impegnata in una presentazione dal titolo 'il libro e la valigia', in cui, con la collaborazione della curatrice della mostra, Monica Monachesi, e l'autore della raccolta di fiabe collegata, Luigi Dal Cin, condurremo i bambini in una sorta di viaggio curioso attraverso le illustrazioni del libro (che si intitola Il Grande Albero delle Rinascite e contiene fiabe tradizionali rivedute e ri-raccontate).

Per questa occasione sto raccogliendo alcuni dei numerosi oggetti provenienti dai quattro angoli dell'India collezionati in questi anni di viaggi. Saranno questi oggetti, estratti dalla mia 'valigia' a raccontare le loro storie curiose e meravigliose, che sono poi quelle contenute nel libro.
Per questo libro (ed. Franco Cosimo Panini) ho curato la consulenza scientifica e scritto i testi del glossario iconografico che ci trovate dentro.

Lunedì 31 invece farò due laboratori (alle 15 e alle 16,30) in cui i bambini potranno sperimentare la tecnica del block print (una mia passione, si sa!) sulla stoffa, per rappresentare una delle tante storie indiane contenute nella raccolta di fiabe Il Grande Albero delle Rinascite.
Infine, sempre il 31, ma alla sera (ore 21), avremo la presentazione del libro 'Ho sognato' scritto da me, da Luigi Dal Cin e illustrato da Laura Berni (ed. Kite) che esce proprio in questi giorni.

Sono davvero felice di poter partecipare e di aver avuto la possibilità di lavorare insieme alla mostra e ai suoi autori!

Se siete da quelle parti, venite a trovarmi!

sabato 15 ottobre 2011

Dal virtuale al reale (con pranzo incluso)

Oggi abbiamo pranzato insieme! Eravamo 10, tutte accomunate dalla passione per l'India, per i libri, per i viaggi. E' stata una giornata molto speciale e anche molto divertente: ritrovarsi all'edicola del primo binario alla stazione di Bologna per poi trasferirci ad un ristorante indiano - naturale, no? - e nel frattempo parlare e parlare e ascoltare anche di più.

Eravamo tutte blogger (vedi il blogroll) e qualche lettrice. Strano guardarsi finalmente negli occhi e strano confrontare l'immagine che ci si fa di una persona conosciuta solo via blog con la persona reale, con un aspetto fisico e una voce fino a quel momento solo immaginata.

Mi sono divertita molto e sono felicissima di avervi conosciute care ragazze!
Un abbraccio a Silvia, Manuela, Sonia, Clara, Katia, Livia, Cristina, Stefania
:-)

giovedì 6 ottobre 2011

Comfort food: Khir biancolatte

Uno dei dolci che preferisco della cucina indiana è il Khir o Payasam, un dolce molto morbido e consolante da mangiare a cucchiaiate. Si fa in tutta l'India e qui da noi ho trovato molte ricette che lo attribuiscono però in particolare al Bengala ('khir alla bengalese').

E' un dolce molto tradizionale e non manca mai nelle occasioni speciali come i matrimoni per esempio, magari decorato da una foglia luccicante di argento alimentare.

E' fatto con il riso e il latte e ricorda le pappine che si danno ai bambini nello svezzamento. Infatti, si usa offrirlo durante la cerimonia di Annaprashana, in cui ai bambini dai 6 mesi in su, viene offerto il primo boccone di cibo dopo il latte materno.

Ecco la ricetta, opportunamente confrontata e ripetutamente provata :-)

1 litro di latte intero fresco
150 gr di riso originario/basmati (se preferite il suo incofondibile profumo)
4 cucchiai di zucchero
una manciata di anacardi o pistacchi
una manciata di uvetta
un cucchiaio di burro o di ghee
tre bacche di cardamomo schiacciate

Versare il latte in una pentola e metterlo sul fuoco; quando sta per bollire, aggiungere il riso (se è il basmati, va sciacquato prima di utilizzarlo) e farlo cuocere a fuoco dolce mescolando spesso. Aggiungere le bacche di cardamomo schiacciate (eventualmente utilizzare solo i semini neri interni, scartando la buccia), mescolare ancora, aggiungere lo zucchero e far riposare coperto qualche minuto.
In un pentolino, rosolare la frutta secca in un cucchiaio di burro.
Trasferire il khir in una bella ciotola e guarnire con la frutta secca e il burro caldo.
E' buono sia tiepido che a temperatura ambiente.

domenica 2 ottobre 2011

Grazie!

Grazie a tutte le persone che mi sono venute a trovare nel mio piccolo spazio in questa grande manifestazione.
Spero sia stato piacevole ed interessante e non vedo l'ora di riproporlo in qualche altro contesto.

Come ogni anno, Internazionale Ferrara trasforma la città in una festa di persone che animano ogni angolo del centro; fa davvero bene vedere tanta gente - moltissimi giovani - che partecipano a questo grande dibattito sul presente e sul futuro del nostro mondo.
 E per quanto riguarda me, spero di esserci anche l'anno prossimo, chissà!?

nb: ... e sono riuscita anche a vedere l'incontro con Arundhati Roy!

domenica 25 settembre 2011

ad Internazionale con Storie di Stoffa

Sabato prossimo, 1 ottobre, sarò ad Internazionale Ferrara con una proiezione.
Anche l'anno scorso ho avuto il piacere di presentare per la prima volta proprio durante questa bella manifestazione il documentario realizzato al Barefoot College assieme a mio padre; quindi è con grandissimo entusiasmo che mi ripresento al festival con uno speciale film di animazione e una breve conferenza su un tema a me caro.

L'intervento si intitola Storie di Stoffa e parlerà della storia della gente del Kutch attraverso i loro ricami.
Avevo già raccontato in questo blog dei gruppi di pastori semi nomadi - i Rabari - che vivono in questa parte di India in confine con il Pakistan; e proprio prendendo spunto dalle loro storie di emigrazione attraverso una terra aspra ma bellissima, a causa della guerra di confine tra India e Pakistan, ho messo insieme una serie di contributi che ricostruiscono le loro vicende.

Proporrò un film di animazione su stoffa, 'The Stitches Speak', voluto da Kala Raksha, la fondazione visitata lo scorso inverno in Kutch, che lavora con le artigiane tessili di questa zona e realizzato da Nina Sabnani, insegnante presso lo IITB (Industrial Design Center-Bombay) ma anche scrittrice, illustratrice ed esperta di tradizioni narrative indiane.
Continuerò poi con la storia di questi gruppi nomadi, che grazie a Kala Raksha hanno potuto conservare le loro radici culturali riproponendole e trasformandole in arte, difendendo così la loro identità e trovando al contempo un valido sistema di sussistenza.
L'incontro è alle 18,30 presso la sala Vigor (ingresso nel cortile del cinema Boldini) sabato 1 ottobre a Ferrara.

domenica 18 settembre 2011

A Carpi con il Barefoot College

A Carpi (MO) dal 21 al 29 settembre ci sarà Festivis, un festival dedicato agli stili di vita sostenibili.
E sabato prossimo ci sarò anch'io! con il documentario Sulle orme di Gandhi, dedicato al Barefoot College fondato da Bunker Roy nel bel mezzo della campagna del Rajasthan, India.
Se siete nei paraggi vi aspetto alle 15,30 all'Auditorium Biblioteca 'A.Loria' in via Rodolfo Pio,1. Vedremo insieme il film e parleremo della grande visione di Bunker Roy.

domenica 4 settembre 2011

Un maestro 'romantico'

Sarasvati - oleografia con inserti di tessuto e perline
Sulle pareti di casa mia ho appese, negli anni, una serie di opere che ho raccolto nei viaggi. Non sono molte, non mi piace riempire troppo, ma qualche anno fa non ho potuto evitare di comprare a Cochin una oleografia di Raja Ravi Varma. Rappresenta Sarasvati, la divinità indiana femminile che incarna la sapienza, vestita di bianco, con un sitar e un pavone ai suoi piedi.

Raja Ravi Varma nacque nel 1848 nel Kilimanoor Palace, non lontano da Trivandrum, nello stato del Kerala, estremo sud dell'India, che a quei tempi costituiva la capitale del regno di Travancore.
Dato che dimostrò molto presto di avere un particolare talento artistico, i genitori gli permisero di seguire lezioni di acquerello e di pittura a olio proprio alla corte del Maharaja di Travancore. In quest'ultima disciplina Raja Ravi Varma fu seguito da un maestro olandese di pittura, Theodor Jenson.
Le sue opere cominciarono ad essere apprezzate dal momento in cui vinse un premio a Vienna nel 1873; i quadri vennero poi inviati anche in America e lui stesso viaggiò molto per promuovere la sua pittura.


Lo stile di questo grande artista del secolo scorso, è una particolare mescola di linguaggi artistici, tecniche e culture; rappresenta i suoi eroi - quelli della mitologia, dell'epica e della letteratura indiane- come se fossero cantanti dell'opera, con le loro espressioni patetiche, romantiche o eroiche dal sapore da '800 europeo.
In alcuni casi poi, si intravede nella composizione e nel gusto un riferimento ai maestri del nostro Rinascimento, oppure ai pittori olandesi del sei-settecento.
Altre volte ritroviamo infine i canoni di rappresentazione estetica indiani a regolare una iconografia poco diversa da quella tradizionale.
Krishna e Yashoda

Varma rappresenta comunque una rivoluzione nel gusto e nell'estetica di eroi e divinità, fino a quel momento rappresentati nella perfezione delle proporzioni dettate dai shastra (i trattati) classici, quelli di architettura, scultura e pittura, che hanno fissato per secoli le forme perfette.
Ha dato inoltre la possibilità a questa sua arte in equilibrio tra due mondi, di arrivare anche a coloro che non potevano permettersi di acquistare un'opera preziosa: i quadri infatti vennero trasferiti su supporti economici, come stampe e calendari tramite la litografia e l'oleografia, e in questo modo diffusero un gusto tutto nuovo.

Un gusto nell'espressione estetica che influenzò profondamente l'arte figurativa del '900 e arrivò anche al cinema.
Da quel momento gli eroi del Mahabharata e del Ramayana vennero rappresentati assecondando una sensibilità decisamente più 'romantica' tentando di conciliare - come per la musica operistica - la passione di tutto un popolo per l'arte, avvicinandola alla forme più largamente condivise della devozione.

particolare del Riconoscimento di Shakuntala

particolare di Sarasvati - oleografia con inserti di tessuto e perline
Raja Ravi Varma
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...