domenica 29 gennaio 2012

Semi di cambiamento

Non ricordo più esattamente come, ma qualche giorno fa, cercando alcune informazioni in rete, sono arrivata sul sito di Jason Taylor, fotografo e film maker che ha realizzato una serie di video molto interessanti. 
Gli argomenti ruotano tutti attorno ai temi dell'agricoltura sostenibile, della produzione biologica, dei cibi buoni, puliti e giusti. Taylor ha evidentemente un background di fotoreporter internazionale e i suoi lavori sono spesso riferiti ad esperienze indiane. Ovviamente mi sono buttata sulla visione compulsiva di tutti i suoi video, uno più interessante dell'altro, con un linguaggio e uno stile molto accattivanti.
Qui ne propongo uno, ma vale la pena, se avete un po' di tempo, di dare un'occhiata più approfondita.

Qui da noi gli argomenti ambiente, cibo e agricoltura sono molto attuali: basta leggere un po' e informarsi per rendersi conto che tutti noi 'consumatori' stiamo per esempio facendo spese sempre più verdi, partecipiamo in massa a iniziative come Terra Madre (quest'anno in ottobre), diamo spazio a iniziative di produzione e consumo sempre più consapevole (vedi orti urbani condivisi), ascoltiamo volentieri la voce di chi ha esperienza di coltivazione bio e recupero del patrimonio di bio diversità in agricoltura (Vandana Shiva docet)  e finalmente cominciamo a leggere con più interesse le etichette dei cibi che compriamo.

Sorprendentemente, anche in paesi come l'India, sfruttati dalle multinazionali agroalimentari che in questi ultimi anni sono riuscite ad imporre le proprie sementi ogm e i propri pesticidi e concimi - causando danni impressionanti sia all'ambiente che alle famiglie di contadini - si sta prendendo atto che questa strada porta alla distruzione.
I contadini, che in questi anni erano stati messi in ginocchio dai debiti contratti per acquistare sementi sterili e pesticidi letali, stanno lentamente rendendosene conto. Molti di loro non hanno fatto in tempo: abbiamo avuto anche noi, occidentali distratti, qualche notizia dei numerosi suicidi di contadini indiani che non potendo ripagare i debiti derivati dall'acquisto di semi e veleni, si sono suicidati con gli stessi veleni che dovevano servire per la loro terra (c'è un bel film, sarcastico e amaro su queste vicende, Peepli live, lo consiglio!). 


Natabar Sarangi - The Source from the source project on Vimeo.

Il video di Taylor-The Source Project che vi propongo parla dell'esperienza di un ex maestro di scuola, Natabar Sarangi, che in Orissa ha avviato un bellissimo progetto per il recupero delle varietà autoctone di riso indiane. Ne coltiva circa 350 varietà sul suo piccolo appezzamento di terra e lo fa per dare modo ai contadini che lo vogliono, di ricominciare a utilizzare le sementi di un tempo, estremamente resistenti alle condizioni specifiche di ciascun territorio. Ci sono infatti varietà di riso molto resistenti alla siccità e altre, come il Kannia Patia, che possono resistere alle inondazioni anche per 22 giorni di seguito senza morire. Per nutrire la terra e difendere le coltivazioni dai parassiti, ha reintrodotto i sistemi di concimazione tradizionali e i macerati di piante che si crescono spontaneamente ai bordi dei campi. Distribuisce quasi gratuitamente i semi che coltiva ai contadini che sono decisi a convertire i loro campi al sistema biologico.
E' incredibile vedere come un uomo solo, semplice e apparentemente isolato sia in grado di fare così tanto lavoro...

sabato 21 gennaio 2012

Due anni fa

due anni fa in questi giorni mi trovavo nel bel mezzo della campagna rajasthana. Ero al Barefoot College, la scuola dei piedi scalzi, a intervistare Bunker Roy, il suo fondatore. Da quel viaggio e da quelle interviste è nato un documentario, presentato nell'edizione 2010 del Festival Internazionale Ferrara, ma soprattutto è nata una grande stima e amicizia con le persone che fanno parte di quella organizzazione.
In questo post vi propongo il TED talk di Bunker, che è poi il discorso che pronuncia sempre nelle conferenze pubbliche. Nel corso della presentazione, Bunker Roy parla di come è nata la sua Scuola dei piedi scalzi e in cosa consiste l'approccio che lui e il suoi collaboratori hanno proposto in questi ultimi 40 anni ai poveri dei poveri delle campagne indiane.




Il sistema - poi esportato in molti paesi poveri del mondo, soprattutto in Africa - fa leva sulla valorizzazione dei saperi tradizionali, sulla demistificazione e decentralizzazione della tecnologia, sull'uso delle energie rinnovabili, sul valore della fiducia nelle persone (anche quelle povere e senza 'qualifiche'), sulla pazienza e sulla tenacia delle donne, sulle soluzioni semplici alla portata delle persone semplici.
L'approccio è mutuato dalla filosofia di Gandhi, che Bunker è riuscito magnificamente ad attualizzare e a rendere efficace anche nel mondo moderno.

Credo di avere eletto il Barefoot College e Bunker come miei 'eroi' personali: tra le diverse alternative e soluzioni pratiche (o teoriche) che ho potuto conoscere sulla risoluzione dei problemi dei poveri (che sono anche i NOSTRI PERSONALI problemi), questo è quello che più di tutti mi ha convinta. Sia sulla carta che nella realtà, che ho visto con i miei occhi due anni fa al College.

Sul sito TED il filmato con sottotitoli italiani

sabato 14 gennaio 2012

I love London

Trafalgar Square
Eccomi di ritorno dal mio viaggio londinese, con tante immagini da riguardare e tanta voglia di tornare in questa fantastica città! Non è la prima volta che vado a visitare Londra, ogni volta è una conferma del suo fascino multiforme ed eclettico, della particolare vivacità della vita e delle mille occasioni di fare qualcosa di speciale.

veduta di Muswell Hill
 Tutto è sempre molto veloce e intenso: ci sono i musei da visitare (o rivisitare, come la Tate Modern, finora la mia preferita), cibi da assaggiare, nei numerosi piccoli ristoranti e caffè multietnici, luoghi nuovi da esplorare...
Ogni volta mi sembra di non aver avuto tempo sufficiente, di essere stata costretta a rinunciare a qualche parte importante, di non essere riuscita a sfruttare ancor di più i giorni a disposizione.
So già, per esempio, che se dovessi tornare una prossima volta, vorrei vedere più giardini e parchi cittadini, che sembrano veri e propri boschi di Robin Hood a portata di metropolitana (!).

Mi piace sempre tanto il quartiere di Muswell Hill, dove torno ogni volta, ospite della 'zia Paola', e mi piace soprattutto camminare e camminare, perchè Londra è così densa di cose da vedere (anche solo le facciate delle case vittoriane ed edoardiane, con i bovindo illuminati e le persone sedute in salotto a conversare) che è quasi un peccato prendere la metro.
Mi piacciono i visi delle persone che si incrociano per strada, tutti così diversi per forme e colori, anche i più strani, ma nessuno è troppo strano a Londra.
Mi piace il mix geniale di edifici antichi e modernissimi, di legno intagliato e acciaio cromato; mi piacciono le aiuole di viole e l'erba del vicino (che qui è sempre più verde davvero), mi piace il fatto che se mi siedo in un caffè e chiedo un chai, tutti sanno cos'è.
Mi piace il Tamigi che ha le maree come il mare; mi piacciono i ponti su questo nastro di mare, che sono ricamati nel ferro nero e illuminati come una torta di compleanno.
Mi piacciono i piccoli negozi di quartiere, imbottiti di pacchetti e scatoline color pastello, un modo di fare la spesa ancora a misura d'uomo. Mi piacciono i passi veloci dei londinesi, che sanno esattamente dove andare e hanno fretta di arrivarci.
Mi piace leggere la mappa della metropolitana, con le fermate che hanno nomi eleganti da romanzo d'altri tempi.
Mi piace la sagoma della Cattedrale di St. Paul, che si può usare per orientarsi; mi piace la faccia della regina sulle tazze e le bandierine, un logo classicamente kitsch!
Insomma, Londra mi piace in mille modi, e forse se ne possono scoprire altri... tornandoci :-)

St.Paul Cathedral e Millennium Bridge

lunedì 2 gennaio 2012

Storytelling

Living Stories from Neela Venkatraman on Vimeo.

Tante Storie…quelle dei Pandavani, dei Baul e quelle dei Kavad.
Tutte queste storie sono ancora oggi narrate dai cantori itineranti di diversa provenienza geografica e diversa tradizione che vivono in tutto il territorio indiano. Raccontano le gesta degli eroi del Mahabharata, del Ramayana e dei Purana. Rappresentano tutte le esperienze umane in un arcobaleno di emozioni; attraversano ere cosmiche e si traducono in avventure, guerre, amori, prodigi, magie.

Sono facili da comprendere e ricordare, fanno il giro dell'India per poi ritornare al punto di partenza con un nuovo aspetto, anche se la struttura fondamentale rimane la stessa.
Servono per rappresentare il mondo e spiegarlo. Servono per consolarci e dare un senso alla vita; stimolano l'immaginazione e ci invitano a guardare al di là.
In India sono ancora rappresentate nei villaggi grazie alla dedizione delle comunità di cantastorie, che con le loro performances di danza, canto, narrazione (anche tutte queste cose insieme), le  tramandano e le rinnovano. Le fanno vivere in un eterno ciclo di trasformazione di tutte le cose.
Replica dopo replica, nel buio delle notti di villaggio, il mondo interiore e quello esteriore prendono forma, profondità e colore; la storia viene riordinata attraverso parole, musica e movimento. Ciascuno di noi ritrova la propria storia nella storia degli altri e del mondo intero, come se ruotassimo tutti nella medesima danza.

Questo bel video sulla tradizione dei cantastorie indiani è raccontato da Neela Venkatraman, una giovane film maker di Delhi, che ha esplorato in particolare alcuni temi sociali e politici come quelli legati alla questione del Kashmir (vedi il suo canale su Vimeo). Trovo questo suo lavoro sullo storytelling molto stimolante, grazie alle tante interviste a studiosi e storyteller che hanno contribuito a rendere completo e pieno di suggestioni il racconto.

Buon 2012 a tutti voi; questa settimana parto per una piccola vacanza a Londra, spero di tornare con delle belle foto e qualcosa di interessante da raccontare:-)
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