domenica 16 giugno 2013

Paan masala



Ne ho fotografati diversi, di notte, di giorno, sui marciapiedi in mezzo all'andirivieni della gente, con un semplice cavalletto e due assi (e tutto l'occorrente sopra) o con un vero e proprio negozio…
I paan wala, i venditori di paan, involtini abbastanza misteriosi - per noi - ripieni di tante cose diverse, tutte arrotolate dentro una foglia di betel.

Facciamo un passo indietro e diciamo che è abbastanza comune, quando si va in India le prime volte, far caso alle macchie rosse (sono sputi, sì!) sui muri o negli angoli delle strade.
Ultimamente ce n'è meno in giro, sarà perché è "proibito sputare il paan" - recita qualche cartello - o perché i giovani si sono abituati ad altro (non credo sia arrivata la sigaretta elettronica, ancora), comunque fa sempre parte del paesaggio e stimola ancora la curiosità.
Appena si riesce a cogliere qualcuno che si gira e sputa in un angolo, o peggio, lo fa al volo mentre guida una vespa o una bicicletta, ecco che si svela il mistero dei muri macchiati di rosso...

Ma cosa ci troviamo dentro a questi pacchettini di foglie verdi, tutti infiocchettati e luccicanti che mastica la gente?
Prima di tutto delle fettine sottili di noce d'areca (supari in hindi, che un po' assomiglia alla noce moscata) e poi anche un pochino di calce spenta in pasta, che viene spennellata sulla foglia verde di betel. Questa pianta è una specie rampicante, come il pepe, che produce delle belle foglie a forma di cuore. Poi, nella lista degli ingredienti c'è molto spesso il tabacco da masticare e un pasta che si ottiene dall'Acacia Cathecu (si chiama khata).
Questo mix basta per provocare un certo effetto psicoattivo, tonico (ma serve anche per favorire la concentrazione, far passare il senso della fatica e della fame)  e a colorare di rosso la saliva.

Se non fosse che nel paan ci sono anche molti altri ingredienti, che variano in base ai gusti.
C'è chi preferisce far aggiungere un misto di spezie come semi di finocchio, sesamo, chiodi di garofano (che serve anche per fissare il pacchettino di foglia) e polveri varie dai gusti balsamici e dalle proprietà digestive (?).
Chi preferisce la dominante dolce invece, può scegliere tra pezzi di frutta candita, gulkand (una marmellata di petali di rose), pezzetti di cocco e ciliegie sciroppate.
A volte, se proprio si vuol esagerare, c'è anche la foglia d'argento, quelle che si usano anche su certi dolci da pasticceria.

Il paan - che viene consumato anche altrove, in tutto il sud est asiatico, per esempio - dà però una serie di problemi, che vanno ben oltre le chiazze rosse sui marciapiedi. Dà dipendenza e pare che sia la causa di una certa incidenza di tumori alla bocca o alla gola.
Negli ultimi anni, accanto al paan tradizionale, sono comparse sul mercato mille varietà di paan masala preparato industrialmente. Gli ingredienti sono simili (a parte la foglia di betel), ma sono tutti disidratati e sono contenuti dentro a delle coloratissime bustine di plastica. Il Gutka (si chiama così) è recentemente stato proibito da quasi tutti gli stati dell'unione indiana perché riconosciuto come dannoso alla salute, anche perché veniva consumato largamente anche dai bambini, oltre che dagli adulti. Ciononostante qualche negozio lo vende ancora (anche in nero!) sfidando le eventuali multe salatissime.
Comunque.
Voi li avete mai assaggiati?


lunedì 10 giugno 2013

India quotidiana

"Quando guarda il telegiornale, Rina studia le persone sullo sfondo. La donna che entra in un negozio, la giovane coppia che si tiene per mano. Le piace sapere cosa fanno le persone quando non piangono davanti al Muro a Gerusalemme, o muoiono di fame, o semplicemente muoiono; sembra che si siano messi in testa di fare quello e soltanto quello, di continuo. E' importante che la donna continui a entrare in quel negozio, che il verduriere esponga un nuovo cartello con la scritta PORI PRAZZIMOLO AVACADO quando si vede un politico che dà un calcio in faccia a un'immagine di Rushdie mentre i suoi seguaci ridono e applaudono.
Rina pensa a quegli infiniti dibattiti sull'uomo comune come eroe tragico e ritiene che in effetti l'uomo comune non deve per niente essere un eroe, né tragico né altro. Lui deve esporre una nuova lista di verdure, lei deve cucinare un daal delizioso ed entrambi illuminano un angolino di mondo e quindi non sono più ordinari, se mai lo sono stati".

E' un brano di Dangerlok - tipi pericolosi, di Eunice De Souza (ed Metropoli dAsia 2010), uno dei pochi libri che non mi stanco di rileggere. E' la storia di Rina, una professoressa di letteratura inglese in un college di Bombay, proprio come la stessa autrice, figlia di una famiglia cristiana di Goa, trapiantata nella metropoli indiana più 'letteraria' che c'è, dato che è entrata come protagonista in tanti romanzi contemporanei.


Mi rendo conto che viaggiando attraverso l'India, mi è capitato spesso di fare foto a quello che succede in una strada, dentro ad un negozio, alle persone in fila per entrare in un cinema o a quelle sedute su una terrazza mentre leggono o si pettinano i capelli. Una mucca che bruca i giornali stropicciati sull'asfalto, un uomo che sorseggia un tè in mezzo al traffico, una donna che compra un nuovo paio di ciabatte. Ho tante foto che dicono proprio questo, ovvero il tutto e il niente della vita quotidiana, che non saprei come pubblicare qui, se non fosse che credo davvero che rappresentino così tanto della vita di ciascuno di questi involontari protagonisti.

* Se volete leggere di più sul libro citato, Silvia di Indian Words ha scritto una bella recensione che ne restituisce le atmosfere raccontandoci la vita della protagonista.


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