sabato 25 aprile 2015

Di viaggi e viaggiatori. Krishnamurti e l'amore.

panorama dalla cittadella di Chittor, Rajasthan

Oggi, riguardando le foto degli ultimi viaggi, mi sono venute in mente tante esperienze, tutte così intense e significative per me - per me che un viaggio in India vuol dire tornare "a casa" - che ho sentito un senso profondo di gratitudine.
La mia vita è stata fin qui meravigliosamente piena di cose importanti. E riguardare le foto le riporta a galla.

Ciò non significa che queste esperienze siano confinate solo ai momenti del viaggio; ma è proprio in viaggio, nella lontananza, che più si svela la ricchezza che ho potuto vivere e che continuo a sperimentare nelle esperienze di ogni giorno.
L'India mi segue anche dentro ai gesti quotidiani: andare al lavoro, fermarmi a osservare la gente che passeggia, preparare la cena, salutare qualcuno, leggere la pagina di un libro, sedermi a meditare.
Mi dico che questo è amore. E mi sento fortunata di poterne avere così tanto, così disponibile.

Allora vado a cercare cosa ha scritto sull'amore Jiddu Krishnamurti, che è stato un filosofo indiano del Novecento (morì nel 1986 a 90 anni) estremamente apprezzato e conosciuto in tutto il mondo per la sua visione originale e gli insegnamenti sull'approccio alla vita.
In un brano dei suoi taccuini (n.25) leggo la descrizione di un paesaggio di campagna al tramonto: Ciò che era bello era adesso di uno splendore radioso; ogni cosa ne era rivestita; c’era estasi e riso non solo interiormente, in profondità, ma in mezzo alle palme e ai campi di riso.
L’amore non è una cosa comune, ma era là, nella capanna illuminata da una vecchia lampada a olio; era con quella donna che portava qualcosa di pesante sulla testa; con quel ragazzo nudo che faceva ruotare su un cordone un pezzo di legno che mandava scintille, i suoi fuochi d’artificio.
L’amore era ovunque, così a portata di mano che potevi raccoglierlo sotto una foglia morta o in quel gelsomino vicino alla vecchia casa in rovina.  Ma tutti erano occupati, indaffarati e perduti (…).


E sull'onda di questa ultima riflessione, sul fatto che siamo sempre troppo occupati a "fare" qualcosa per notare quello che c'è (già) in abbondanza, leggo quest'altro contributo, tratto da "Libertà dal conosciuto" (1969):

L'amore è una idea? Se lo è può essere coltivata, nutrita, accarezzata, comandata a bacchetta, alterata come volete. Quando dite di amare Dio, cosa significa? Significa che amate una proiezione della vostra immagine, una proiezione di voi stessi sotto certe spoglie di rispettabilità secondo quello che credete sia nobile e santo; perciò dire, "Amo Dio", non ha assolutamente alcun senso. Quando adorate Dio, adorate voi stessi, e questo non e amore.
 

(…) Dunque come faremo a scoprire cos'è l'amore?
Limitandoci a definirlo? La chiesa lo ha definito in un modo, la società in un altro, e c'è una gran quantità di deviazioni e di interpretazioni sbagliate. Adorare qualcuno, dormirci insieme, lo scambio emotivo, l'amicizia: è questo quello che intendiamo per amore?
Questa è stata la norma, il modello, ed è diventata una cosa così estremamente personale, riferita ai sensi e limitata, che le religioni hanno dichiarato che l'amore è qualcosa di molto più grande. In quello che esse chiamano amore umano vedono piacere, competizione, gelosia, desiderio di possedere, di tenete stretto, di controllare e di interferire nel pensiero di un altro, e conoscendo la complessità di tutto ciò, affermano che deve esserci un altro tipo di amore, divino, bellissimo,
intatto, non corrotto (…).
 

L'amore può essere diviso in sacro e profano, umano e divino, o c'è solamente amore? L'amore appartiene a uno e non a molti? Se dico, "Ti amo", esclude forse ciò l'amore dell'altro? L'amore è personale o impersonale? Morale o immorale? È qualcosa di intimo o no? Se amate l'umanità potete amare il particolare? L'amore è un sentimento? È una emozione? È piacere e desiderio? Tutte queste domande indicano - non è vero? - che abbiamo delle idee sull'amore, idee su ciò che dovrebbe e non dovrebbe essere; un modello o un codice maturato nella cultura in cui viviamo.
Così per approfondire la questione di cosa sia l'amore dobbiamo come prima cosa liberarci dalle incrostazioni dei secoli, mettere da parte tutti gli ideali e le ideologie su ciò che dovrebbe o non dovrebbe essere. Dividere qualsiasi cosa in quello che dovrebbe essere e in ciò che è, è il modo più ingannevole di vivere.
Dunque, come farò a scoprire cos'è questa fiamma che chiamiamo amore non per esprimerlo a qualcuno altro ma per sapere cosa esso sia in se stesso?
(…) Forse si può scoprire cosa sia l'amore partendo da quello che NON è.

Il governo dice: và e uccidi per amore del tuo paese. È amore questo? La religione dice: Dimentica il sesso per amore di Dio. È amore questo? L'amore è desiderio? Non dite di no.
Per la maggior parte di noi lo è, desiderio e piacere, il piacere che è derivato dai sensi, dalla attrazione sessuale e dalla soddisfazione. Non sono contrario al sesso, ma cercate di vedere cosa in esso sia implicato. Quello che il sesso vi dà momentaneamente è il totale abbandono di
voi stessi, poi finite per ritornare alla vostra confusione, e così volete ripetere e ripetere quello stato in cui non c'è preoccupazione, problema, io (…).

L'appartenere a un altro, l'essere psicologicamente nutrito da un altro, dipendere da un altro, in tutto ciò deve esserci sempre ansietà, paura, gelosia, colpa. E finché c'è paura non c'è amore; una mente oppressa dal dolore non saprà mai cos'è l'amore; il sentimentalismo e l'emotività non hanno assolutamente niente a che fare con l'amore. E così l'amore non ha niente a che fare col piacere e il desiderio.

L'amore non è un prodotto del pensiero che è il passato. Il pensiero non può assolutamente coltivare l'amore. L'amore non è limitato o intrappolato dalla gelosia poiché la gelosia appartiene al passato. L'amore è sempre attivo presente. Non è "amerò" oppure "ho amato". Se conoscete l'amore non seguirete nessuno, l'amore non obbedisce. Quando amate non c'è rispetto né irriverenza.
Non sapete cosa realmente vuol dire amare qualcuno amare senza odio, senza gelosia, senza rabbia, senza volere interferire con quello che l'altro fa o pensa, senza condannare, senza far paragoni, non sapete cosa vuol dire?
Dove c'è amore c'è paragone? Quando amate qualcuno con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutto il corpo, con tutto il vostro essere, c'è paragone? (…)

Quando perdete qualcuno che amate, piangete. Queste lacrime sono per voi stessi o per colui che è morto? piangete per voi o per un altro? (…)
Quando piangete per voi stessi, è amore? piangete perché siete soli, perché siete stati abbandonati, perché non avete più forza dolendovi del vostro destino, della vostra condizione, sempre voi, in lacrime? Se lo comprendete, cioè venite in contatto con esso altrettanto direttamente come se toccaste un albero, o un pilastro o una mano, allora vi renderete conto che il dolore è creato da noi stessi, il dolore è creato dal pensiero, il dolore è la conseguenza del tempo.

Se ci fate caso potete vedere che tutto ciò accade dentro di voi. Potete vederlo con pienezza, completamente, in uno sguardo, senza sprecare tempo a farci su delle analisi. Potete vedere in un momento l'intera struttura e natura di questa piccola cosa senza valore chiamata "io", le mie lacrime, la mia famiglia, la mia nazione, la mia fede, la mia religione tutte queste brutture sono dentro di voi. Quando ve ne renderete conto con il cuore, non con la mente, quando ve ne renderete conto dal più profondo del cuore, allora avrete la chiave che potrà mettere fine al dolore.

Il dolore e l'amore non possono procedere a fianco, ma nel mondo cristiano la sofferenza è stata idealizzata, posta su una croce e adorata, e ciò implica che voi non potrete mai sfuggire il dolore tranne che per quella particolare porta, ed è questa tutta la struttura di una società religiosa sfruttatrice.
Così quando chiedete cos'è l'amore, potreste essere troppo spaventati per vedere la risposta.
Essa potrebbe significare un cambiamento radicale; potrebbe frantumare la famiglia; potreste scoprire di non amare vostra moglie o vostro marito o i vostri bambini no? Potreste dover distruggere la casa che avete costruito, potreste non tornare più al tempio.

Ma se volete ancora scoprirlo, vedrete che la paura non è amore, che dipendere non è amore; la gelosia non è amore, la possessività e il desiderio di dominare non sono amore, la responsabilità e il dovere non sono amore, l'autocommiserazione non è amore, l'angoscia di non essere amato non è amore, amore non è l'opposto di odio più di quanto umiltà non sia l'opposto di vanità. Così se potete eliminare tutto ciò senza sforzo, lavando via come la pioggia lava la polvere che si è accumulata nei giorni su una foglia, allora forse giungerete a quello strano fiore che l'uomo sempre tanto brama.
(…)
E così siamo arrivati al punto: può la mente incontrare l'amore senza bisogno di disciplina, pensiero, sforzo, senza alcun libro, o maestro o guida; incontrarlo come si incontra un bel tramonto?
 

Mi sembra che una cosa sia assolutamente necessaria, e che questa sia la passione non causata da uno stimolo; la passione che non sia il risultato di un impegno o di una devozione, passione che non sia lussuria. Un uomo che non sa cosa sia la passione non conoscerà mai l'amore poiché l'amore può nascere solo quando ci sia un totale autoabbandono.
Una mente che ricerca non è una mente appassionata, e incontrare l'amore senza cercare è l'unico modo per trovarlo. Incontrarlo ignari e non come risultato di uno sforzo o di una esperienza. Questo amore, scoprirete, non appartiene al tempo; questo amore è sia personale che impersonale, appartiene sia ad uno che a molti. Come per un fiore profumato che voi potete odorare o trascurare. Quel fiore è lì per chiunque, anche per colui che si prende la pena di odorarlo profondamente e di guardarlo con piacere. Sia egli molto vicino nei giardino o molto lontano, per il fiore è la stessa cosa, essendo ricco di quel profumo lo distribuisce a tutti.

L'amore è qualcosa di nuovo, fresco, vivo. Non ha ieri né domani. È al di là della confusione del pensiero. Solo la mente innocente sa cosa sia l'amore, e la mente innocente può vivere nel mondo che innocente non è. È possibile scoprire questa cosa straordinaria che l'uomo ha cercato eternamente, nel sacrificio, nell'adorazione, nel rapporto, nel sesso, in ogni forma di piacere e di dolore, solamente quando il pensiero arriva a comprendere se stesso e giunge
naturalmente a fine. Allora l'amore non ha opposto, non ha conflitto.
 

(…) Ma non sapete come raggiungere questa straordinaria sorgente: cosa fate dunque? Se non sapete che fare, non fate niente, non è vero? Assolutamente niente. Allora intimamente voi siete nel più completo silenzio. Capite cosa vuol dire? Vuoi dire che non cercate, non volete, non andate a caccia di qualcosa; non c'è assolutamente un centro. Allora c'è amore.

... se non siete stanchi di sentire parlare di amore, potreste dare un'occhiata ad un altro post qui su Italian Masala, scritto qualche tempo fa. A proposito di amore dal punto di vista del buddhismo.
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