venerdì 23 dicembre 2011

Come un albero


Eccoci ancora una volta a Natale, con le nostre corse per finire le cose in tempo, preparare, comprare regali, cucinare.
Anche questi sono riti importanti e anche se a volte sono stressanti, fanno parte della felicità di essere arrivati fin qua e di risparmiarsi il boccone più buono di tutto l'anno. L'ultimo.
Poi si ricomincia daccapo con gennaio, che quest'anno però non è - come gli anni passati - il mese del mio viaggio. Purtroppo quest'anno non posso partire, ho appena comprato casa ed è meglio che mi concentri sulle spese di ristrutturazione, che occuperanno buona parte del 2012.
Sono comunque contenta di aver fatto questa scelta e anzi forse racconterò in questo blog qualche cosa della mia nuova futura casa...

Qualche sera fa ero a fare due passi con alcune amiche per il centro di Ferrara, che con le feste si trasforma in un presepio tutto illuminato.
La facciata della Cattedrale era come una casetta di pan di zenzero e davanti, tutto tremolante di luce, questo magnifico albero.
Ecco, il mio augurio per voi è di un anno che sia compassionevole e paziente come quello degli alberi, sempre disposti a accogliere, a regalare bellezza, e a ricambiare ciò che ricevono con grande generosità.

Buone feste :-)

domenica 11 dicembre 2011

Sita's Ramayana

La graphic novel adesso va di moda: non c'è festival letterario che ignori questo nuovo genere (più che 'nuovo', è forse un interesse ora più largamente condiviso) o che non includa tra gli invitati uno scrittore che ne abbia pubblicata una.
A me era rimasta impressa la storia di Sita, protagonista femminile del Ramayana, che avevo adocchiato nello stand di Tara Books alla fiera del libro per ragazzi di Bologna 2011.

Si intitola proprio Sita's Ramayana, perchè racconta dal punto di vista di questa regina contesa e sfortunata, il poema epico composto in sanscrito dal poeta Valmiki, attorno al terzo secolo a.C. e tramandato, prima oralmente e poi per iscritto in decine di varianti in tutta l'India.
Scritto da Samhita Arni, già autrice del Mahabharata raccontato da una bambina (ed.Tara Books) di cui parlo qui, e illustrato magnificamente da Moyna Chitrakar, questa graphic novel è davvero coinvolgente.


In un'atmosfera drammatica scandita in riquadri tinti di rosso e di nero e di blu, si racconta, con le parole della regina, la storia epica di amore e di dolore che accompagna ciascuno dei personaggi.
Sita, suo malgrado coinvolta in una vicenda più grande di lei, in cui dei e demoni si danno battaglia, viene rapita e rinchiusa nel palazzo di Ravana, il demone che regna sull'isola di Lanka dall'alto della sua fortezza.
Il dio Rama, marito di lei, accompagnato dall'inseparabile fratello Lakshmana e dal generale dell'esercito delle scimmie, Hanuman, percorrono in lungo e in largo tutta l'India, alla ricerca della bella Sita che nel frattempo, prigioniera e guardata a vista da spaventosi carcerieri, si domanda disperata del destino dei suoi cari.
Ravana, testardamente innamorato di lei, tenta di conquistarla, ottenendo solo un fermo rifiuto. Nel frattempo, i nostri eroi combattono contro i demoniaci inviati di Ravana, sventano imboscate, evitano trappole, smascherano complotti. Hanuman finalmente riesce a trovare la regina, compiendo il salto più famoso dell'epica indiana - quello che gli permette di raggiungere Lanka sorvolando, dalla costa indiana, il tratto di oceano che li separa.
Infine, dopo la battaglia finale che vede schierati gli eserciti di dei e demoni, Rama ottiene la vittoria e libera la regina sua moglie.

Purtroppo il lieto fine non è per questo poema, che ci propone un finale molto amaro: Sita, sospettata di aver ceduto alle proposte di Ravana (e nonostante passi indenne il giudizio del fuoco divino), viene scacciata da palazzo. Rama le spiega che la guerra è stata combattuta per redimere il suo onore (suo di Rama!), che deve risultare cristallino agli occhi del mondo. Sita gli fa notare che sono morti in tanti in questa guerra, molte sono le donne rimaste vedove e ancor di più sono gli orfani. ll campo di battaglia è intriso di sangue per salvarla dal male, e lei stessa dopo aver sofferto e pregato, non ha esitato ad affrontare un'ordalia... ma Rama rimane silenzioso.
Sita allora riflette che la guerra si mostra, in qualche modo, più compassionevole nei confronti degli uomini: se ne escono vittoriosi diventano degli eroi, ma se soccombono, almeno non devono sopportare di vedere le loro case distrutte, le loro mogli violate, i figli uccisi. Se sei una donna - pensa Sita - devi invece sopportare tutto questo.
...
Lakshamana dunque accompagna Sita nella foresta e la abbandona - incinta - al suo destino. Fortunatamente la regina viene accolta nell'eremo di Valmiki, il poeta, e dà alla luce i gemelli Lava e Kusha, che vivono felicemente con lei fino a che il padre non li rivuole a palazzo e per la nostra Sita arriva il momento di lasciare, inghiottita dalla madre terra, la sua dolorosa esperienza umana.




E' un libro molto intenso e bello, illustrato con molta forza da una artista cantastorie bengalese patua tradizionale.
Mi è piaciuto veramente tanto anche il punto di vista femminile che dà voce a personaggi come la consorte di Sugriva il re delle scimmie; Mandodari, regina e moglie di Ravana e la demonessa Trijatha, carceriera di Sita, che la sostiene e la consola, in una sorta di sorellanza compassionevole tra donne che non hanno alternative se non quella di accettare il proprio destino.
E' ancora in inglese, ma speriamo che qualche editore si accorga di questo gioiello e lo pubblichi anche per noi.

lunedì 5 dicembre 2011

Una giornata particolare

In questo ultimo fine settimana sono stata a Firenze per vedere, almeno per un giorno, le proiezioni del River to River Festival, rassegna con contest di cinema indiano (da o sull'India) di Firenze.

Ho potuto vedere per esempio un vecchio film di Tapan Sinha dal titolo Khudito pashan (Hungry Stones), una storia tratta da un racconto di Tagore.

 Un film bello, devo dire, anche se naturalmente bisogna riadattare la propria sensibilità abituata al linguaggio cinematografico attuale - fatto di sequenze veloci, cambi di piani, movimento e ritmo sostenuto- al vecchio ritmo lento e meditativo dei film anni '60, con le scene notturne ottenute con la lente scura (ma si vede benissimo il sole indiano dietro le nuvole) e i trucchi utilizzati per risolvere le scene dove i personaggi cavalcano un cavallo al galoppo, in cui si capisce che è lo sfondo a 'galoppare' e non gli attori.

La storia è struggente e spaventosa al tempo stesso; racconta di un giovane funzionario delle poste che si stabilisce in una nuova sede di lavoro e decide di abitare in un antico palazzo infestato dai fantasmi. I suoi collaboratori lo sconsigliano e poi cercano invano di fargli cambiare casa... lui è misteriosamente attratto dal palazzo e da una bella ragazza-fantasma che lo abita.
Tutta la seconda parte del film è dedicata al racconto, a ritroso, della vita passata del protagonista, coinvolto nelle vicende tragiche di quelle pietre antiche, che custodiscono ancora il destino di chi le abitava. Silvia, seduta accanto a me (che gli appassionati di letteratura indiana conosceranno), mi diceva che in realtà il racconto di Tagore ha uno sviluppo e un finale diversi, mentre la trasposizione cinematografica aggiunge un finale creato ex novo. Bisognerà leggere il libro...

il cinema Odeon

E a proposito di karma e di vite passate e presenti, ho recentemente incrociato in rete questo bel video sul significato e il funzionamento del karma, nella visione indiana.

E' un film realizzato da un artista norvegese, Herling Hoveid, che ha espolorato attraverso il linguaggio video, uno dei temi fondamentali della filosofia indiana, minimo comune denominatore di tutte le scuole di pensiero nate e sviluppatesi in questa terra nei secoli.

Il video è molto interessante, è costruito su un'intervista fatta a quattro persone diverse, per età e cultura. Ciascuna racconta con le proprie parole il significato di 'karma', attraverso esempi, metafore, immagini.

Il film segue le loro rappresentazioni accostando la spiegazione filosofica ad immagini di vita indiana, intercalate da animazioni, il tutto montato come una specie di canzone...

This is Karma from Erling Hoveid on Vimeo.


Ma la piccola vacanza fiorentina mi ha regalato anche una nuova conoscenza, Blandina, del blog La Griccia, che come me si interessa di tessuti e del loro valore estetico e profondo significato simbolico...
Abbiamo concordato -io e lei- che la blogsfera è un gran bel modo di annodare fili e tessere storie nuove!

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