sabato 12 febbraio 2011

Block Print/2



Parlare della tecnica del block print significa aprire un capitolo importante sulle tinture naturali, sugli strumenti che vengono usati per stampare il tessuto, cioè i blocchi di legno, e sulle innumerevoli fasi di passaggio di colore-bagni-risciacqui e asciugature al sole. E' un lavoro piuttosto complesso, che richiede oltretutto uno spazio idoneo, un grande cortile nel caso del laboratorio del Dr. Ismail, in cui lavorano fino a 12 persone.
Su ogni lato del cortile sono sistemati i grandi contenitori per la tintura ad immersione a caldo della stoffa, i lunghi tavoli di legno sui quali viene stesa per essere stampata, secchi e bacinelle per mescolare il colore, un forno sormontato da una cisterna utilizzata per far bollire il tessuto durante le diverse fasi di tintura.


E' un luogo strano nel suo complesso, chiazzato di amaranto e di alizarina in ogni angolo, dove grandi paioli giallo zafferano continuano a bollire e a fumare, e i ragazzi che si aggirano per prendere e portare le pile di stoffa colorata hanno le mani tinte fino al gomito di meravigliosi colori brillanti.
Perfino i cuccioli -nati da pochi giorni da una delle cagnette randagie del villaggio- sono di un sorprendente blu indaco!


Il tessuto viene preventivamente bollito per eliminare ogni traccia di cere o sostanze grasse, per fare in modo che le tinture seguenti si fissino più tenacemente alla fibra e resistano inalterate molto tempo.
Poi inizia il lungo processo di stampa, per il quale la stoffa viene preparata utilizzando dei mordenti, che aiutano le tinture a fissarsi, e dei 'resistenti', che impediscono al colore di tingere le aree che si vogliono conservare del colore di fondo. Per ciascun telo da stampare (può trattarsi di un sari o di stoffa a metratura) si utilizzano fino a 22 blocchi di legno diversi, che servono a stampare i contorni o i riempimenti dei diversi motivi decorativi. Quindi ci saranno i blocchi usati per i motivi di contorno, i motivi centrali, i motivi del pallu, cioè la parte finale del sari, quella che viene drappeggiata e portata sulla spalla.


Gli artigiani tracciano sulle pezze di stoffa ben stese i contorni del disegno da realizzare, scelgono il motivo decorativo complessivo e preparano i blocchi da utilizzare. Poi, con grande abilità stampano nel primo colore dei tre o quattro presenti sulla stoffa i motivi di contorno e i diversi riempimenti, che vengono lasciati asciugare prima di passar al colore successivo.


Tra i diversi passaggi di stampa, e a seconda del motivo decorativo complessivo, la stoffa subisce dei bagni di colore, dal più chiaro al più scuro, che copriranno alla fine l'intera superficie della stoffa. Tra un bagno di colore e l'altro le pezze di stoffa vengono accuratamente risciacquate in acqua corrente, strizzate e stese ad asciugare al sole.
Nel prossimo post altri particolari...

tutte le foto sono state scattate nel laboratorio di Ismail Khatri, Ajrakhpur, Kutch

12 commenti:

Unknown ha detto...

Mi e' capitato di assistere alla procedura in un laboratorio vicino Jaipur. Ho anche fatto materialmente il mio quadratino di stoffa tra gli sguardi di disapprovazione degli amici indiani davanti al mio andare fuori dai contorni...non solo perche' non avevo gli occhiali con me.
La mia creazione e' stata messa al sole ad asciugare ma...haime', e' scomparsa dopo pochi minuti. Rimane comunque un bel ricordo

Elisa Chiodarelli ha detto...

si in effetti gli artigiani che stampano hanno una grande abilità e precisione, ma del resto ci crescono...
però bello stampare la stoffa, a me è venuta voglia di provare a tingere e a fare pasticci, magari esce qualcosa di interessante!
La prossima volta vorrei andare anche io a vedere la zona di Sanganer e Balotra, vicino a Jaipur, dove si fanno i block print!

Unknown ha detto...

e' una zona molto povera ma le persone sono cordiali e familiari. Io sono stata molto bene. A dir il vero sono stata introdotta grazie ad un amico indiano.senza?? non so se sarebbero stati contenti di vedermi. forse si!

Unknown ha detto...

bè, si anch'io avevo qualcuno che mi introduceva, in effetti è tutto più semplice quando hai la 'raccomandazione' di un amico o collaboratore indiano. Altrimenti vieni scambiato per un 'turista', senza offesa per i turisti ;-)

Unknown ha detto...

Oh, credo che il turista neanche si riuscirebbe ad avvicinare:)

Silvia Merialdo ha detto...

Grazie Elisa per questo racconto, è molto interessante! E bellissimi i cuccioli blu!
Spero di andare anche io nel Kutch prima o poi, questa estate non sono riuscita ad andare causa monsone...
Un abbraccio

Elisa Chiodarelli ha detto...

grazie a te (e a tutti quelli che leggono!) è un piacere raccontare... e hai visto che bel cagnolino? secondo me lo hanno colorato apposta -lui e suo fratello, erano due- e li chiamavano 'natural dogs' per via dell'uso dell'indaco naturale!
il Kutch è proprio bello, è estremo, vedrai anche le foto del deserto di sale, e ci sarebbe materiale per tanti documentari,o tanti articoli, vista la ricchezza dal punto di vista artistico e antropologico.

ma tu (anche tu, Sonia) ti senti viaggiatrice, turista, studiosa, curiosa, o cosa altrimenti?

Unknown ha detto...

Oh, io non mi sento niente. Mi accosto sempre umilmente all'Asia e ogni ogni giorno, o in ogni viaggio o esperienza ho solo da imparare e cercare di capire. Una conoscenza che non mi stanca mai e mi sorprende ogni giorno

Silvia Merialdo ha detto...

Anche io non saprei bene come sentirmi, come definirmi... semplicemente mi piace conoscere mondi che a ogni passo mi affascinano (nel bene e nel male) sempre di più.
E tu, Elisa?

Elisa Chiodarelli ha detto...

io mi sento viaggiatrice quando riesco a vedere più da vicino cose che i turisti vedono superficialmente, ma mi sento turista quando devo comprare qualcosa e so benissimo che pago il doppio o anche di più. Credo anche che per loro non ci sia una grande differenza tra me e le orde di turisti in pantaloncini corti e canottiera.Mi piacerebbe passare inosservata ed essere una osservatrice che comprende tutte le lingue, ma è anche bello incontrarsi e provare a capirsi, nonostante non si abbia in comune che poche parole inglesi.

Sonia ha detto...

ciao! che bello il tuo racconto! mi piacerebbe capire di più la tecnica, la precisione necessaria per applicare i blocchi è tale che il prodotto finito ne acquista in bellezza ^_^

Elisa Chiodarelli ha detto...

ciao Sonia e grazie! la tecnica infatti è molto interessante e complessa, e richiede una manualità particolare. Gli artigiani, dopo aver tracciato sulla stoffa le linee-guida per la parte del bordo e quella di riempimento, riempiono tutto lo spazio procedendo dall'esterno all'interno. Con infinita precisione (e pazienza!). In effetti per finire un sari, per esempio, serve il lavoro di una squadra di persone per diversi giorni.Per ottenere un solo motivo servono almeno 3 blocchi, che vanno a disegnare le linee di contorno (in nero), e i diversi riempimenti (negli altri colori). Ma c'è poi anche il bagno nel colore, che va a coprire le parti non stampate. E'complesso, ma proprio per questo è bello!

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