venerdì 13 maggio 2011

Mandvi alla fine del mondo

La città di Mandvi, nel distretto del Kutch, Gujarat, sembra proprio alla fine del mondo.
E' una cittadina che si allunga sulle rive del golfo del Kutch, dove le acque dolci della Rukmavati si gettano nel mare. E' una zona piuttosto isolata e per arrivare qui da Bhuj - la capitale del distretto - ci si mettono quasi un paio d'ore. Tutta la zona è pianeggiante, con vaste zone incolte, dove il sale affiora dalla terra e si cristallizza in schiuma bianca, affiancate da appezzamenti coltivati a colza, ricino o cotone.
La città è famosa per essere stata un porto molto frequentato: dopo la fondazione nel 1581 ad opera del primo Re della dinastia Rajput Jadeja (discendenti della stirpe lunare fondata niente meno che dal dio Krishna), il traffico di merci e persone che approdavano o partivano da questo tratto di costa verso Africa orientale, golfo persico e coste del Malabar era considerevole.
I regnanti - i Maharao del Kutch - erano re potenti e ricchissimi, proprio grazie alla loro abilità nello sfruttare la posizione strategica di questo lembo di India protesa verso il mare e al centro di un mondo fatto di commerci e scambi molto più intensi e fecondi di quanto normalmente immaginiamo.



Ancora oggi, sull'estuario asciutto del fiume si possono vedere numerosi cantieri navali che producono imbarcazioni interamente costruite in legno con le tecniche tradizionali. Decine di operai si arrampicano ogni giorno sulle impalcature per lavorare con martelli e cordame impregnato di pece a sigillare le fessure tra le assi di legno piegate e inchiodate su questi impressionanti scheletri di navi.
Pare che le imbarcazioni siano pescherecci destinati al golfo persico o alle coste africane.
Ma Mandvi ha anche il fascino di una vecchia città fortificata, con le sue stradine strette in cui si allineano senza soluzione di continuità laboratori di sarti, carpentieri, gioiellieri, fornai, macellai (a Mandvi vive una numerosa comunità mussulmana), tintori.


Anche questo centro, assieme a molti altri del distretto del Kutch è famoso per la presenza di artigiani tessili specializzati nella tecnica bandhani, di cui ho parlato qui, e per una tecnica particolare di tessitura chiamata mashru.

Per creare tessuti con questo sistema si utilizzano telai tradizionali montati in modo che il tessitore si sieda sul pavimento sistemando le gambe in un buco appositamente scavato, in cui sono sistemati i pedali del telaio. I motivi decorativi che si producono sono soprattutto geometrici, a righe in paticolare, resi più belli grazie all'uso di fili di seta assieme al cotone di base, che fanno risaltare i colori della trama.

Khengarji III


Ma Mandvi è famosa anche per il palazzo reale, costruito nel secolo scorso all'interno di un verdissimo parco di 450 acri, a due passi dalla spiaggia.
Uno degli ultimi regnanti Jadeja, Pragmalj II (1839-1875) diede inizio alla stagione di costruzione delle magnifiche residenze reali della regione: ordinò l'edificazione del palazzo Prag Mahal di Bhuj, progettato da un architetto inglese, ma fu soltanto con suo figlio Khengarji III (1866-1942) che Mandvi fu arricchita dalla costruzione della residenza estiva reale in stile rajput, chiamata Vijay Vilas Palace, in onore del figlio Vijay.

Khengarji fu un re di larghe vedute, di grandi abilità strategiche e di considerevoli capacità diplomatiche. Nei 66 anni del suo regno si impegnò per far costruire e ammodernare il sistema ferroviario di questa parte di India, migliorò il sistema agricolo, fondò alcune scuole ed istituti universitari apprezzati anche oggi e intrattenne, nel corso di numerosi viaggi all'estero, rapporti di amicizia con l'aristocrazia europea, compresa la regina Vittoria.
Per dovere di ospitalità, ebbe molti illustri invitati presso il Vijay Vilas Palace, con i quali si divertiva ad avventurarsi nelle cacce alla tigre (e a tutti gli altri felini di grossa taglia) che vivevano sulle sue terre.
Molti di questi finirono impagliati nei suoi salotti...

Il Palazzo è davvero un posto speciale, immerso com'è nel verde del parco silenzioso che lo circonda, punteggiato di padiglioni ricamati e romanticamente decadenti, con il rumore delle onde del mare a poca distanza. Qui sono state girate anche alcune scene di famosi film di Bollywood, come Lagaan e Hum Dil De Chuke Sanam.

Dopo aver visitato le sale a pian terreno, una teoria di salotti arredati con divani di velluto, specchi dorati, lampadari di murano e memorabilia varie (comprese le immagini in bianco e nero dei tempi della caccia alla tigre), si può salire sul tetto a terrazza sormontato da una copertura a cupola da cui si può ammirare tutto il paesaggio circostante. Credo che qui i Maharao abbiano trascorso dei pomeriggi molto piacevoli: il panorama è bellissimo e c'è un silenzio perfetto per stare semplicemente lì fermi in contemplazione.


Infine, merita un giretto anche la spiaggia della città, gremita di ragazzi in gita scolastica e famiglie in vacanza. Per loro vengono messi a disposizione cammelli per una 'cavalcata' e una foto ricordo, proprio di fronte ai mulini a vento istallati fin dal 1983 che producono energia eolica per buona parte di questa provincia.


12 commenti:

Unknown ha detto...

Sono avanti anche nelle energie rinnovabili! Non sempre..a volte dai!

Elisa Chiodarelli ha detto...

si a volte... a volte ti stupisci e a volte ti demoralizzi!

per rimanere in tema: questo post l'ho postato due volte, per colpa di Blogger che si è mangiato quello che avevo già fatto... leggevo che anche tu hai avuto problemi. A volte non riesco proprio a lasciare commenti sui blog (come il tuo) che hanno la finestra per i commenti a scorrere sotto il post. Mentre invece riesco sempre nei blog che hanno la finestra commenti indipendente (come nel mio e in quello di Silvia). Misteri tecnologici!

Allora ti aggiungo alla lista di pellegrini quando ci sarà l'inaugurazione del Tempio hindu?! Che bello, saremo tanti! :-)
bacioni!

Unknown ha detto...

Oh bene, certo che vengo! Sai mica come si cambia questa finestra di commenti?
Ho ricevuto tante segnalazioni di commenti che non riesco a far partire

Elisa Chiodarelli ha detto...

Bene, ho visto che hai modificato la modalità della finestra-commenti. Adesso dovrebbe essere meno problematico!
baci!

sississima ha detto...

Adoro anche viaggiare e tanto l'Asia (sono stata in India). Passavo di qui e intanto mi sono unita ai tuoi lettori fissi, ciao SILVIA (Namastè)

Elisa Chiodarelli ha detto...

Namasté Silvia! sono molto contenta che tu sia passata a leggere... ho visto il tuo blog, mooolto goloso :-)
penso che anch'io farò un giretto nella tua cucina a sbirciare!
per esempio, ho trovato la ricetta dei pici cacio e pepe che mi viene voglia di cucinare presto.
Grazie, ciao!

Unknown ha detto...

le foto sono davvero belle, la prima è incredibile. ;)

Unknown ha detto...

Si ho cambiato. grazie della segnalazione. Altri blogger mi avevano detto di aver scritto commenti che non riuscivano ad inviare ma non sapevo come intervenire. grazie
sonia

Elisa Chiodarelli ha detto...

Grazie @Turistadimestiere! Mandvi è davvero un luogo surreale, no?

@Sonia, bene! grazie a te!

buona domenica a entrambi

Silvia Merialdo ha detto...

Davvero interessante questo posto alla fine del mondo, Elisa. Non vedo l'ora di andarci nel mio prossimo viaggio gujarati!

Alessandro ha detto...

Queste foto sono impressionanti, davvero di grande bellezza.
Non si capisce se le navi insabbiate che appaiono della prima (da sola vale un intero post per l'atmosfera che evoca) siano incagliate e abbandonate, oppure in attesa dell'alta marea: e forse è proprio questo che rende l'immagine così suggestiva.
Ed è bellissima anche la foto del giustiziere di leopardi (Khengarji?), con quell'espressione un po' sperduta che hanno sempre i cacciatori dopo la caccia, come se si trovassero sul punto di abbandonare un mondo in cui, come in un gioco, erano signori onnipotenti e incontrastati, e ora dovessero ritornare a quello condiviso, in cui sanno bene che nessuno ha il diritto sulla morte.
Brava Elisa, tanti, tanti complimenti!

Elisa Chiodarelli ha detto...

Silvia, Mandvi è un posto surreale, con questi scheletri di navi arenate che non capisci se stanno morendo o stanno nascendo. Merita! Bentoranta!

Prof, grazie dei tuoi commenti; infatti il Re Khengarji ha un'espressione che non diresti, sul viso di chi ha appena ucciso un leopardo. Ha quasi un atteggiamento dimesso, di scuse?
Grazie mille mille per la tua visita sul blog!

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