martedì 24 agosto 2010
C'era una volta
Molto tempo fa, quando l'India era ancora ricoperta da un fitto manto di foresta rigogliosa e in cielo si libravano grigi elefanti con le loro morbide ali, viveva in un reame del nord un Re potente e molto saggio.
ll Re aveva dodicimila figlie, tutte belle e virtuose, promesse fin dalla nascita a dodicimila principi valorosi.
Le figlie del Re crescevano circondate dall'amore dei genitori e dei sudditi del reame. Erano tutte intelligenti e devote, e il Re provvedeva alla loro istruzione e ai loro divertimenti.
Nei lunghi pomeriggi languidi e assolati le principesse erano solite giocare e cantare nel giardino profumato di frangipani che circondava la reggia, e verso sera, con la complicità del buio che risuonava dei canti degli usignoli notturni, andavano a bagnarsi nelle acque fresche del lago fuori città.
Una sera, mentre si apprestavano ad asciugarsi i capelli e a drappeggiarsi gli abiti attorno al corpo prima di rientrare, udirono un suono meraviglioso venire dal bosco di manghi lì vicino: era una dolce melodia, che scoprirono provenire dal flauto di un giovane uomo dalla pelle turchina, assorto nella sua musica.
Istantaneamente, tutte e dodicimila, si innamorarono perdutamente dell'affascinante sconosciuto e ogni volta che tornavano a fare il bagno nel lago aspettavano con impazienza di udire ancora le dolci note e di ammirare quel giovane così misterioso.
Ormai trascorrevano il giorno ansiose che arrivasse la sera ed avevano perso il gusto per i giochi e gli interessi consueti.
Il Re e la Regina cominciarono a preoccuparsi per quel comportamento insolito e a temere che stesse per accadere qualcosa di nefasto.
Le principesse intanto si recavano più frequentemente al tempio, per invocare con ardore la clemenza di Dio, affinché concedesse loro di poter stare per sempre con quel meraviglioso giovane pieno di fascino.
Si sa che la saggezza non può essere ereditata di padre in figlia, nemmeno quella di un potente Re, e infatti le principesse, sebbene sapessero di essere destinate a dei consorti di pari lignaggio fin dalla più tenera età, non smisero di desiderare e pregare, piangere e disperarsi per ottenere quel giovane così seducente.
“State attente, - disse la vecchia ayah, mentre pettinava loro i lunghi capelli neri come le ali dei corvi-, un giorno Dio potrebbe esaudire i vostri desideri, e farvi un dono che rimpiangerete”.
Un giorno Dio, stanco dei lamenti e dei sospiri delle dodicimila principesse, volse lo sguardo su di loro e sui loro desideri: in un lampo vide che le principesse erano già promesse ad altrettanti principi e che però non facevano altro che piangere per quel giovane dalla pelle azzurra che incantava le ragazze con il suono del suo flauto.
“Incaute! -tuonò-, Ingenue! Non permetterei mai che il volere del Re loro padre venisse ignorato, ma non posso sottovalutare tutte queste preghiere, tutta questa devozione per Me”.
Poi con un gesto ampio della mano, fece cadere su di loro un velo di nebbia. Il pulviscolo opalescente si posò su tutte e dodicimila, trasformandole in pietre, che Dio sparse per il bosco che circondava il lago.
In questo modo le principesse poterono ammirare per sempre il loro meraviglioso giovane musicista, anche se qualche volta, vinte dal sonno, chiudono gli occhi, e noi ignari pellegrini le calpestiamo mentre ci affrettiamo sui sentieri del mondo.
Le immagini sono state scattate a Junagadh, Gujarat, ai piedi della collina di Girnar, importante meta di pellegrinaggio Jain.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento