martedì 12 ottobre 2010

100% Masala


Parte del mio lavoro quotidiano consiste nel promuovere presso le scuole elementari e medie i laboratori didattico-creativi della cooperativa sociale per la quale lavoro.
In particolare, i progetti che propongo personalmente sono i cosiddetti laboratori 'interculturali', un aggettivo ormai entrato nel linguaggio corrente dell'ambiente scolastico italiano che si trova a fare i conti con bambini che provengono dai quattro angoli del mondo senza essere preparato a comprendere a fondo i diversi punti di vista e a valorizzarli adeguatamente.
Devo dire che tra gli insegnanti ho incontrato comunque molte persone sensibili e sinceramente interessate ad offrire ai ragazzi possibilità di conoscenza nuove e a stimolare in loro la curiosità di incontrare le culture 'altre'.
Del resto, non è più possibile ignorare di far parte di un mondo sempre più interconnesso, dove le scelte di chi vive lontano da noi ci riguardano da vicino e, viceversa, la nostra disponibilità a prendere consapevolezza dei nostri comportamenti in fatto di ambiente, politica e cultura hanno conseguenze a breve e lungo termine nel resto del mondo.
Credo che oggi più che mai sia giusto renderci conto di quanto noi siamo già costituiti da una mescola tra la cosiddetta 'cultura italiana' e le culture di chi vive -ho ha vissuto- accanto a noi.
Non ci rimane che guardare meglio e più da vicino il nostro prossimo.

Molto interessante e devo dire anche divertente, le riflessioni che fece l'antropologo americano Ralph Linton nel 1937 a proposito dell'idea naive e inconsapevole che il cittadino americano medio ha della sua propria cultura: "Il cittadino americano medio si sveglia in un letto costruito secondo un modello che ebbe origine nel vicino Oriente. Egli scosta le lenzuola e le coperte che possono essere di cotone, pianta originaria dell’India; o di lino, pianta originaria del vicino Oriente; o di lana di pecora, animale originariamente domesticato nel vicino Oriente; o di seta, il cui uso fu scoperto in Cina. Tutti questi materiali sono stati filati e tessuti secondo procedimenti inventati nel vicino Oriente. Si infila i mocassini inventati dagli indiani delle boscose contrade dell’est, e va nel bagno, i cui accessori sono un misto di invenzioni europee e americane, entrambe di data recente. Si leva il pigiama, indumento inventato in India, e si lava con il sapone, inventato dalle antiche popolazioni galliche. Poi si fa la barba, rito masochistico che sembra sia derivato dai sumeri o dagli antichi egiziani.
Tornato in camera da letto, prende i suoi vestiti da una sedia il cui modello è stato elaborato nell’Europa meridionale e si veste. Indossa indumenti la cui forma derivò in origine dai vestiti di pelle dei nomadi delle steppe dell’Asia, si infila le scarpe fatte di pelle tinta secondo un procedimento inventato nell’antico Egitto, tagliate secondo un modello derivato dalle civiltà classiche del Mediterraneo; si mette intorno al collo una striscia dai colori brillanti che è un vestigio sopravvissuto degli scialli che tenevano sulle spalle i croati del diciassettesimo secolo […]
Andando a fare colazione si ferma a comprare un giornale, pagando con monete che sono un’antica invenzione della Lidia. Al ristorante … il suo piatto è fatto di un tipo di terraglia inventato in Cina; il suo coltello è di acciaio, lega fatta per la prima volta nell’India del sud, la forchetta ha origini medievali italiane, il cucchiaio è un derivato dall’originale romano. Prende il caffè, pianta abissina, con panna e zucchero. Sia l’idea di allevare mucche che quella di mungerle ha avuto origine nel vicino Oriente, mentre lo zucchero fu estratto in India per la prima volta. Dopo la frutta e il caffè, mangerà le cialde, dolci fatti, secondo una tecnica scandinava, con il frumento, originario dell’Asia Minore […]
Quando il nostro amico ha finito di mangiare, si appoggia alla spalliera della sedia e fuma, secondo un’abitudine degli Indiani d’America, consumando la pianta addomesticata in Brasile o fumando la pipa, derivata dagli indiani della Virginia, o la sigaretta, derivata dal Messico. Può anche fumare un sigaro, trasmessoci dalle Antille, attraverso la Spagna. Mentre fuma legge le notizie del giorno, stampate in un carattere inventato dagli antichi semiti, su di un materiale inventato in Cina e secondo un procedimento inventato in Germania. Mentre legge i resoconti dei problemi che si agitano all’estero, se è un buon cittadino conservatore, con un linguaggio indoeuropeo, ringrazierà una divinità ebraica di averlo fatto al cento per cento americano". (da Marco Aime, Eccessi di cultura, Einaudi 2004)

2 commenti:

Stefania - The Italian Backpacker ha detto...

Parlami un po' di più di questi laboratori interculturali. Anch'io ho lavorato con bambini delle elementari e delle medie (laboratori di italiano L2 e doposcuola con bambini misti autoctoni e non).

Elisa Chiodarelli ha detto...

ciao Stefania,
i laboratori sono su tematiche indiane: la non violenza spiegata ai bambini (parlo di Gandhi e filiamo il cotone indiano sul charkha); i miti di Madre Natura (Durga) e dei fiumi (Ganga); un laboratorio sulla biodiversità delle culture e delle colture (Vandana Shiva e la semina di vasi di erbe spontanee della nostra pianura); un laboratorio sul Tibet in cui parlo del buddhismo tibetano (e in cui porto tutta una serie di oggetti tibetani compresi gli strumenti musicali che si usano nei gompa durante il culto); infine un laboratorio sui cibi e sulle tradizioni di panificazione nel mondo (e lì impastiamo e diamo forma al nostro pane interculturale). E' un modo per mettere in contatto bambini e ragazzi con un altro modo di interpretare la vita. Confrontarci con chi è diverso da noi ci serve a capire l'altro e capire meglio noi stessi.
I bambini sono fantastici, e hanno continuamente gli occhi sgranati e la bocca aperta!

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