La graphic novel adesso va di moda: non c'è festival letterario che ignori questo nuovo genere (più che 'nuovo', è forse un interesse ora più largamente condiviso) o che non includa tra gli invitati uno scrittore che ne abbia pubblicata una.
A me era rimasta impressa la storia di Sita, protagonista femminile del Ramayana, che avevo adocchiato nello stand di Tara Books alla fiera del libro per ragazzi di Bologna 2011.
Si intitola proprio Sita's Ramayana, perchè racconta dal punto di vista di questa regina contesa e sfortunata, il poema epico composto in sanscrito dal poeta Valmiki, attorno al terzo secolo a.C. e tramandato, prima oralmente e poi per iscritto in decine di varianti in tutta l'India.
Scritto da Samhita Arni, già autrice del Mahabharata raccontato da una bambina (ed.Tara Books) di cui parlo qui, e illustrato magnificamente da Moyna Chitrakar, questa graphic novel è davvero coinvolgente.
In un'atmosfera drammatica scandita in riquadri tinti di rosso e di nero e di blu, si racconta, con le parole della regina, la storia epica di amore e di dolore che accompagna ciascuno dei personaggi.
Sita, suo malgrado coinvolta in una vicenda più grande di lei, in cui dei e demoni si danno battaglia, viene rapita e rinchiusa nel palazzo di Ravana, il demone che regna sull'isola di Lanka dall'alto della sua fortezza.
Il dio Rama, marito di lei, accompagnato dall'inseparabile fratello Lakshmana e dal generale dell'esercito delle scimmie, Hanuman, percorrono in lungo e in largo tutta l'India, alla ricerca della bella Sita che nel frattempo, prigioniera e guardata a vista da spaventosi carcerieri, si domanda disperata del destino dei suoi cari.
Ravana, testardamente innamorato di lei, tenta di conquistarla, ottenendo solo un fermo rifiuto. Nel frattempo, i nostri eroi combattono contro i demoniaci inviati di Ravana, sventano imboscate, evitano trappole, smascherano complotti. Hanuman finalmente riesce a trovare la regina, compiendo il salto più famoso dell'epica indiana - quello che gli permette di raggiungere Lanka sorvolando, dalla costa indiana, il tratto di oceano che li separa.
Infine, dopo la battaglia finale che vede schierati gli eserciti di dei e demoni, Rama ottiene la vittoria e libera la regina sua moglie.
Purtroppo il lieto fine non è per questo poema, che ci propone un finale molto amaro: Sita, sospettata di aver ceduto alle proposte di Ravana (e nonostante passi indenne il giudizio del fuoco divino), viene scacciata da palazzo. Rama le spiega che la guerra è stata combattuta per redimere il suo onore (suo di Rama!), che deve risultare cristallino agli occhi del mondo. Sita gli fa notare che sono morti in tanti in questa guerra, molte sono le donne rimaste vedove e ancor di più sono gli orfani. ll campo di battaglia è intriso di sangue per salvarla dal male, e lei stessa dopo aver sofferto e pregato, non ha esitato ad affrontare un'ordalia... ma Rama rimane silenzioso.
Sita allora riflette che la guerra si mostra, in qualche modo, più compassionevole nei confronti degli uomini: se ne escono vittoriosi diventano degli eroi, ma se soccombono, almeno non devono sopportare di vedere le loro case distrutte, le loro mogli violate, i figli uccisi. Se sei una donna - pensa Sita - devi invece sopportare tutto questo.
...
Lakshamana dunque accompagna Sita nella foresta e la abbandona - incinta - al suo destino. Fortunatamente la regina viene accolta nell'eremo di Valmiki, il poeta, e dà alla luce i gemelli Lava e Kusha, che vivono felicemente con lei fino a che il padre non li rivuole a palazzo e per la nostra Sita arriva il momento di lasciare, inghiottita dalla madre terra, la sua dolorosa esperienza umana.
E' un libro molto intenso e bello, illustrato con molta forza da una artista cantastorie bengalese patua tradizionale.
Mi è piaciuto veramente tanto anche il punto di vista femminile che dà voce a personaggi come la consorte di Sugriva il re delle scimmie; Mandodari, regina e moglie di Ravana e la demonessa Trijatha, carceriera di Sita, che la sostiene e la consola, in una sorta di sorellanza compassionevole tra donne che non hanno alternative se non quella di accettare il proprio destino.
E' ancora in inglese, ma speriamo che qualche editore si accorga di questo gioiello e lo pubblichi anche per noi.
7 commenti:
Di Sita ho sentito parlare, ovviamente, durante i miei viaggi in India e le visite a luoghi archeologici, ma è la prima volta che sento di un poema che racconta la sua storia da un punto di vista femminile. Non commento sulla tristezza e sull'ingiustizia, ne parli a sufficienza, ma il libro mi pare illustrato in maniera magistrale, con una gran forza di tratti e colori. Insomma, è molto interessante e ti ringrazio per avermi fatto scoprire questo piccolo tesoro.
ciao cara Blandina! be' devo dire infatti che questo modo così intenso e drammatico di rappresentare le storie si addice molto alla storia di Sita. Questi cantastorie di villaggio del bengala hanno uno stile con una forza e una espressività particolari. E grazie a te di essere passata di qua!
Molto bello questo libro!
A proposito di Sita, hai visto "Sita sings the blues"? E' molto carino, anche quello è una visione del Ramayana dove la vera protagonista è la nostra Sita!
ciao!
ciao Silvia, no non ho visto Sita sings the blues, andrò senz'altro a vedere... deve essere bello, ho giusto dato un'occhiata oggi velocemente...
un abbraccio e buona settimana:-)
il tuo libro è piaciuto tanto. lo hanno comprato molti miei amici. ti ho fatto buona pubblicità. ieri mi hanno regalato Vite d'acqua di Rambarhos Jha Lo conosci? è una lavoro sulle creature d'acqua del Gange con dei disegni bellissimi su carta di seta. ne è uscita anche la versione di terra. dentro ci sono bei testi. questo di Sita è molto carino. con tutti gli amici con figli mi sto sbizzarrendo e tu sei preziosissima
Sonia, sono stra-contenta che ti sia piaciuto il mio libro!
Sì, ho sfogliato Vite d'acqua, è molto bello e curatissimo in tutti i particolari. Queste illustrazioni e anche quelle della 'vita notturna degli alberi' sono davvero potenti!
un abbraccio forte e buonissime feste!!
Great blog I enjoyed reading it
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