martedì 19 giugno 2012

Ferrara 3.0

immagine gentilmente concessa da: Alejandro Ventura (Le Immagini)
Non ricordo più se lo avevo già raccontato, ma il mio lavoro quotidiano si svolge in uno studio di comunicazione di Ferrara, Le Immagini, per il quale mi occupo della parte di copy writing.

Tra le cose che faccio c'è anche la redazione dei testi per video e documentari. Proprio in questi mesi stiamo lavorando su un nuovo documentario che racconta la nostra città attraverso le storie delle persone che la abitano, che sempre più spesso sono persone con radici lontane e percorsi non comuni.

L'idea di partenza in effetti era un po' diversa e faceva riferimento più all'aspetto storico e culturale della città (con interviste alle persone-chiave del suo sviluppo recente), ma discutendone insieme ci siamo resi conto dell’impossibilità di far riferimento ad un’idea univoca di questo luogo, e soprattutto della differenza sostanziale tra la Ferrara immaginata (e descritta nei libri o nelle guide turistiche) e quella reale.

Quella reale, la città vera, è certamente anche quella dei monumenti di epoca estense, delle tradizioni, della perfezione architettonica e delle bellezze artistiche (e se volete anche dei 'ferraresi doc'), ma gli spazi e i volumi sono abitati sempre più da persone che non provengono da questi presupposti culturali.

Le persone che vivono la Ferrara del 2012 sono molto spesso immigrate: dall’Africa, dall’Asia, dall’Europa dell’est. Viviamo fianco a fianco, lavoriamo, ci spostiamo, studiamo insieme, ma spesso non sappiamo molto della loro vita.

Così, ci siamo impegnati in una serie di interviste alle persone che vivono in città - ma anche in provincia, in particolare a Portomaggiore - che non sono italiane, ma sono ormai molto ferraresi.

Quello che ci interessa in questo lavoro di narrazione per immagini, è soprattutto portare a galla la storia di chi è partito da casa propria con un'idea in testa ed è sbarcato qui trovando una realtà molto diversa da quella immaginata.
La differenza tra le aspettative e la realtà, tra la proiezione di una serie di speranze e la disillusione di una situazione difficile - anche per noi italiani - è quello che stiamo cercando di raccontare.
E poi, chi vive qui da anni e ci lavora, chi è riuscito con molta fatica a portare qui la propria famiglia con l'idea di garantire un futuro ai propri figli, come si sente in questa situazione di crisi generale?
E la lingua acquisita, chiave di volta per l'integrazione, come viene vissuta?

E poi mille altre domande, che in qualche modo sono anche quelle che noi stessi ci poniamo, di fronte ad un futuro che nessuno di noi riesce a vedere con chiarezza...

7 commenti:

Clara ha detto...

Questo progetto è bellissimo, come la foto di questo post. Ci sarà modo di poter assistere a questo "documentario"? Sarà anche disponibile per il pubblico? Brava Elisa, fai tante cose interessanti. Buona serata

blandina ha detto...

Di sicuro un lavoro impegnativo, ma perbacco com'è interessante.
D'altra parte sei una persona protesa verso gli altri, da come ti conosco cerchi sempre di capire altre realtà e di studiare il complesso mondo dell'umanità.

Elisa Chiodarelli ha detto...

ciao Clara! grazie! infatti è un progetto molto interessante, sono contenta di poterlo seguire così da vicino. Il documentario lo presenteremo ad Internaionale Ferrara quest'autunno.
Io poi avrò anche il mio documentario su Sewa, sempre nella stessa 'vetrina'. Ne parlerò presto. Bacioni!

Blandina cara, come stai? Infatti, penso che sia un privilegio poter ascoltare le storie degli 'altri', è un modo per riflettere sul mondo e su noi stessi.
Abbraccio :-)

Nela San ha detto...

Sono convinta che questo che tu stai facendo, dovrebbe essere fatto in ogni comune. Un occasione di "capire" molto più vera di tanti film, perché molto vicina al nostro e al loro quotidiano.
Bye&besos
PS. Non sarebbe male venire a Internazionale, quando ci sei tu. Mi aggrego a Clara: facci sapere

Silvia Merialdo ha detto...

Bellissimo progetto, spero di poter venire a vederlo a Ferrara!
Mi piace anche che sia cambiato il progetto in fase di realizzazione: un cambiamento che rispecchia il cambiamento di una città (e di molte città) negli ultimi tempi.
Baci!

Elisa Chiodarelli ha detto...

ciao cara Nela!
sì, penso anch'io che è importante vedere e raccontare. E poi anche smettere di considerare gli immigrati come una questione collettiva: hanno un nome e un cognome, sono persone singole con storie diverse...
Quand'è ora proviamo a organizzare un raduno Internazionale: come dicevo ho anche il mio documentario nella stessa manifestazione, non so ancora in che giorni saranno in programma l'uno e l'altro.
bacioni!

ciao Silvia! infatti, penso che questi cambiamenti siano inevitabili. Tutto cambia ;-)
C'è gente però che non vorrebbe vedere nè sentire. Per esempio c'è un tipo che mi ha attaccato nei commenti del post 'un tempio di campagna' (sul tempio indù di Pegognaga), proprio pochi giorni fa. Lui per esempio è terrorizzato dalla presenza mussulmana.
abbraccioni!

Silvia Merialdo ha detto...

Ciao Elisa!
Sono andata a leggermi i commenti di quel post: sono cose che purtroppo si sentono abbastanza spesso...
E' interessante notare che appena si nominano le moschee, spunta fuori qualcuno dal nulla che ti attacca!

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