domenica 28 novembre 2010

Ordito e Trama


"Dall'ordito si comincia. E' la parte meno bella del tessuto, ma fissa i meridiani, il percorso longitudinale dell'intreccio. [...] Poi arriva la trama e tutto è possibile: le torsioni, gli spessori, i colori, i contrasti, i nodi, gli schemi, le sorprese, i motivi che ricorrono.
Ma ordito e trama non sono solo metafore, sono il panorama dell'India con i suoi tessuti, e i suoi telai. [...] Stoffe e tessuti che brillano di colori non smettono di vestirla anche negli angoli più dimenticati. E naturalmente non parlano solo di bellezza,  ma anche di lavoro, di fatica, di tradizioni, di vita quotidiana e di donne". (dal blog di Mariella Gramaglia, Ordito e Trama).

Manca un mese alla partenza per l'India, sempre in cerca di storie da raccontare che facciano bene a mente e cuore. Storie 'curative' contro lo scetticismo e l'indifferenza, due mali che mi piacerebbe riuscire a limitare il più possibile...
Tra un mese dunque si parte per il Gujarat, per documentare in un reportage di storie al femminile il lavoro di chi difende le culture tradizionali di questa parte dell'India dalla globalizzazione e dallo sfruttamento.

Andiamo a visitare il Kutch, un deserto salato ai confini con il Pakistan dove vivono ancora gruppi di popolazioni semi nomadi che vivono di pastorizia. Sono i Rabari, divisi in numerose jati, gruppi tribali che hanno conservato la loro identità culturale e le tradizioni artigianali.
Le donne in particolare sono delle formidabili tessitrici e ricamatrici; conservano un abbigliamento del tutto particolare (sono vestite di nero e ricoperte di pesanti gioielli) e riescono a vivere grazie anche alle storie che ricamano sui tessuti degli arazzi con infinita pazienza e grande abilità.

In Gujarat sono nate negli ultimi decenni molte associazioni o veri e propri sindacati autonomi - come Sewa, Self Employed Women Association - per difendere il lavoro non riconosciuto e non valorizzato di queste donne, dare loro un ruolo più significativo nell'ambito della società, conservare questa forma di biodiversità.
Andremo a visitare anche Sewa, appunto, che ha il suo quartier generale ad Ahmedabad, per vedere il lavoro che si sta facendo nelle grandi città a favore delle donne che vivono in contesti urbani, estremamente difficili e competitivi.

Il mondo della tessitura artigianale è per me sempre molto interessante: esercita un fascino che è fatto di tanti aspetti diversi.
E' un mestiere antichissimo, richiede una abilità e una memoria straordinarie, crea bellezza negli oggetti quotidiani di uso comune, come gli abiti, che diventano simboli culturali oltreché vere e proprie opere d'arte.
Ma anche la stoffa più semplice, come il khadi bianco che si produce al Sabarmati Ashram di Gandhi di Ahmedabad, che lo stesso Mahatma contribuiva quotidianamente a produrre, è carico di una storia che lo trasforma in un simbolo straordinario e un veicolo di affermazione dell'identità unica e insostituibile di ciascuna persona.

2 commenti:

Silvia Merialdo ha detto...

Che bello, che bello essere in partenza con la mente rivolta verso i nuovi progetti.
Piacerebbe molto anche a me andare nel Kutch, che non ho potuto visitare questa estate (causa monsone...), quindi aspetto le tue impressioni, foto, video, parole e quant'altro!
Hai letto il libro di Mariella Gramaglia?

Elisa Chiodarelli ha detto...

si, ho letto Indiana della Gramaglia, mi è piaciuto tanto... vado anche ad intervistare la persona che lavora per Progetto Sviluppo, che è un progetto della CGL con Sewa (stesso progetto per il quale lavorava la Gramaglia qualche anno fa).
Spero ne venga fuori un bel lavoro... l'entusiasmo come sempre non manca!

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