domenica 1 agosto 2010

Il mio paese delle maree

In questi giorni ho finito di leggere Il paese delle maree di Amitav Ghosh. Ho letto quasi tutto di questo scrittore, che ho conosciuto personalmente in una sera di giugno di qualche anno fa a Roma. Presentava appunto questo romanzo, con una serata di musica e letture all’interno dei Fori, nella Basilica di Massenzio. Avevo la fortuna di essere nel gruppo di chi aveva organizzato l’iniziativa, e mi ricordo questa giornata come un’esperienza davvero speciale.

Il libro però l’ho letto solo adesso, e mi è piaciuto proprio tanto.

Un libro di avventura al sapore salmastro delle lagune delle Sunderbans, a sud di Calcutta.

Un libro di ricerca e di scoperta, dove la natura obbliga i protagonisti ad assecondare i suoi ritmi e a sintonizzare le proprie vite al suo respiro. Alta e bassa marea scandiscono le storie che si intrecciano come i reticoli di canali che formano il tessuto del territorio. Un libro dove si parlano tante lingue diverse, come spesso accade nei romanzi di Ghosh. Ma tante cose sono state già scritte -e molto bene- su questo libro; a me è piaciuto particolarmente per le atmosfere che sa evocare. Sarà che vengo da un luogo che assomiglia un po’ a queste zone basse e umide, dove gli uomini hanno dovuto adattarsi alle difficili condizioni del territorio. Il delta del Po è proprio così: di fango, di nebbia mattutina, di silenzi, di acqua verde. Navigare sul Po, sul piano dell’acqua, dà ancora la sensazione di essere nelle mani di qualcosa di più grande e potente, una corrente senza onde, che ti lascia remare nella direzione che hai in mente e poi magari decide di condurti altrove.

Puoi sbarcare su un’isola ricoperta da una vegetazione fitta e tagliente, che la piena successiva ridurrà in monconi grigi di melma e schiuma. E la piena -che ho visto tante volte- non so perché, ma come l’alta marea delle Sunderban, ha un fascino terribile che trasforma il paesaggio in uno specchio convesso sotto il quale la vita trattiene il respiro.

2 commenti:

Stefania - The Italian Backpacker ha detto...

Anche a me piace Ghosh, però questo libro non l'ho ancora letto. Ho invece letto "Mare di Papaveri" e "Il Palazzo degli Specchi", entrambi bellissimi.
Secondo te qual è la cosa più bella di Ghosh? Io ci ho pensato e, giudicando dagli unici due libri che ho letto, secondo me sono i personaggi. Indimenticabili, struggenti, forti, ben caratterizzati. Poi, chiaro, Ghosh è anche un maestro con le parole, nell'intrecciare storie e nel creare atmosfere, come dici tu...

Elisa Chiodarelli ha detto...

ciao Stefania,
beh, anche a me piacciono i personaggi, ognuno ha un particolare che lo caratterizza, lo fa uscire dall'insieme, te lo fa ricordare. A me è piaciuto molto un suo romanzo che si intitola Il cerchio della ragione, proprio per questa sua capacità di fare di ogni personaggio un protagonista.
E poi mi piace la sua grande abilità di tessere e intrecciare le storie; di tenere le fila di tutti i personaggi e di farli parlare (in tante lingue) e vivere, uno dopo l'altro, sicchè ti accorgi alla fine della ragione per cui un dato personaggio stava lì in quel momento della storia.
Mare di papaveri non l'ho ancora letto: non vedo l'ora!
ciao, grazie!

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